DACCA - La premier del Bangladesh, Sheikh Hasina, si è dimessa e ha lasciato il Paese, in subbuglio per le proteste studentesche anti-governative che chiedono giustizia per le vittime arrestate e uccise durante le recenti violenze a livello nazionale.

I manifestanti hanno preso d’assalto il palazzo della Premier, poco dopo l’annuncio che la leader lo aveva lasciato ed era diretta a un luogo sicuro.   Hasina, secondo le informazioni della testata locale Prothom Alo, ha lasciato il Paese con un elicottero militare accompagnata dalla sorella minore Sheikh Rehana ed è giunta in India, nel Bengala Occidentale. 

Il presidente del Bangladesh ha sciolto il Parlamento, una richiesta chiave degli studenti che hanno guidato le manifestazioni che hanno portato alla destituzione della premier Sheikh Hasina, si legge in un comunicato. Intanto, il premio Nobel per la Pace, Mohammad Yunus, ha accettato il ruolo di Consulente capo, la funzione di capo del governo per 90 giorni durante la transizione tra un governo eletto e il successivo.

Yunus, 84 anni, con la sua Grameen Bank, ha vinto il premio Nobel per la Pace nel 2006 per il suo impegno volto a far uscire milioni di persone dalla povertà concedendo piccoli prestiti inferiori a 100 dollari ai poveri delle zone rurali del Bangladesh. Lui stesso, in un’intervista registrata lunedì all’emittente indiana Times Now, aveva detto che le manifestazioni che hanno provocato la cacciata della Premier hanno segnato “il secondo giorno di liberazione” per il Bangladesh dopo la guerra d’indipendenza dal Pakistan del 1971.

Quindi Yunus ha cercato di frenare la rabbia nei confronti della vicina India per aver accolto la premier Hasina dopo la fuga da Dacca. “L’India è la nostra migliore amica... la gente è arrabbiata con l’India perché sta sostenendo la persona che ha distrutto le nostre vite”, ha concluso.

Intanto, l’ex premier e leader dell’opposizione in Bangladesh, Khaleda Zia, è stata rilasciata dopo anni di arresti domiciliari. Lo rende noto il portavoce del suo partito. “È stata liberata”, ha detto A.K.M Wahiduzzaman, portavoce del Bangladesh National Party.
All’inizio, le proteste che hanno portato alle dimissioni di Sheikh Hasina nascevano dalla richiesta pacifica degli studenti universitari per avere un maggiore accesso ai posti di lavoro nella pubblica amministrazione, finora in gran parte destinati ai veterani della guerra di indipendenza di oltre mezzo secolo fa.

Circa 18 milioni di giovani, secondo le stime diffuse dalla BBC, sono senza lavoro e fra i laureati il tasso di disoccupazione è particolarmente elevato. Ma dopo le prime fasi, il movimento si è allargato ad altre fasce sociale e a contestare l’intera attività del governo. Il Primo ministro ha sempre rifiutato il dialogo, liquidando i promotori delle proteste come terroristi destabilizzatori, e il governo ha decretato un drastico coprifuoco. 

Il responsabile Onu per i diritti umani ha chiesto al governo di porre fine alla violenza, “rilasciare immediatamente coloro che sono detenuti arbitrariamente, ripristinare il pieno accesso a Internet e creare le condizioni per un dialogo significativo”. Nei 15 anni di potere di Sheikh Hasina, il Bangladesh ha registrato elevati tassi di crescita, con l’uscita dalla povertà di oltre 25 milioni di persone in 20 anni secondo la Banca mondiale.

Ma permangono le disuguaglianze, il governo favorisce i suoi sostenitori e la corruzione è molto presente, secondo quanto denunciano gli oppositori. Recentemente, la stessa premier ha rivendicato un’azione contro la corruzione, riconoscendo che si tratta di un problema antico per il Paese.

Oltre alle accuse di corruzione, molti attivisti per i diritti umani sottolineano che lo spazio per l’attività democratica si è ridotto negli ultimi 15 anni. “Per tre elezioni consecutive, non c’è stato alcun processo elettorale credibile, libero ed equo”, ha detto alla BBC, Meenakshi Ganguly, direttore per l’Asia meridionale di Human Rights Watch.   

Il principale partito di opposizione, il Partito nazionalista del Bangladesh (BNP), ha boicottato le elezioni nel 2014 e nel 2024, affermando che elezioni libere ed eque non erano possibili sotto Hasina e che voleva che le elezioni si svolgessero sotto un’amministrazione provvisoria neutrale.

I gruppi per i diritti umani affermano inoltre che più di 80 persone, molte delle quali critiche al governo, sono scomparse negli ultimi 15 anni e che le loro famiglie non hanno informazioni su dove si trovino. Le proteste studentesche sono probabilmente la sfida più grande che Hasina ha dovuto affrontare da quando ha ripreso il potere nel 2009, tanto da spingerla alla fuga.