CANBERRA – Ad inizio settimana sono stati introdotti alcuni disegni di legge a titolo personale, alla Camera dei rappresentanti.
Il più clamoroso, per le potenziali conseguenze politiche, è sicuramente quello dell’ex leader dei nazionali Barnaby Joyce, per revocare l’appoggio della coalizione al target dello zero netto emissioni, entro il 2050. Gli altri due sono stati presentati dalle indipendenti ‘teal’ Kate Chaney e Zali Steggall.
Il progetto di legge di Chaney è finalizzato a imporre uno stop alla tecnologia dell’intelligenza artificiale che facilità la produzione di materiale pedopornografico.
La proposta di Steggall è invece mirata a contrastare pubblicità politiche che contengono messaggi politici fuorvianti, ingannevoli o fallaci.
Il governo, alla fine dello scorso mandato, aveva introdotto un disegno di legge sulla disinformazione del materiale pubblicitario politico, senza peraltro metterlo al voto.
Nel presentare la sua proposta Steggall ha sollecitato il governo a ripresentare il proprio disegno di legge sulla disinformazione.
La seconda settimana di sedute del 48esimo Parlamento australiano si è aperta all’insegna di Barnaby Joyce, che ha presentato un disegno di legge a titolo personale, per revocare il sostegno della coalizione all’obiettivo di zero netto emissioni entro il 2050: “Zero netto non avrà nessun impatto sui cambiamenti cimatici – ha detto -. Paesi come la Cina, l’India, gli Stati Uniti, parte del sudest asiatico e dell’Africa, non hanno dottato zero netto, una politica che invece sta rendendo più povere le famiglie australiane”.
Mentre Joyce presentava la sua proposta, era circondato dai suoi sostenitori: i liberali del Western Australia Ben Small e del Queensland Garth Hamilton, e i nazionali Michael McCormack, David Batt, Llew O’Brien, Colin Boyce e Jamie Chaffey (Matt Canavan, un altro sostenitore della proposta di Joyce è eletto al senato, ndr).
L’attuale leader dei nazionali, David Littleproud ha detto di “rispettare” la decisione di Joyce, di non attendere il termine della revisione in corso sui programmi della coalizione, per presentare il disegno di legge anti-zero netto.
“Barnaby non ha volute attendere le conclusioni della verifica in atto, non ha voluto attendere il resto del gruppo parlamentare – ha detto Littleproud -. Non voglio anticipare nulla, ma magari anche la revisione adotterà la stessa posizione”.
L’impetuosa decisione di Joyce potrebbe avere ripercussioni sull’unità della coalizione qualora i nazionali abbandonassero la politica sulle emissioni e i liberal la mantenessero. I liberali moderati hanno espresso preoccupazioni che abbandonare zero netto, distruggerebbe quel poco di credibilità che i liberali agli occhi degli elettori centristi.
Littleproud sostiene che la posizione dei nazionali può influenzare il più ampio processo sull’energia della coalizione: “La realtà politica è che noi (nazionali) siamo stati riconfermati nei nostri seggi e non possiamo voltare le spalle alle nostre comunità – ha detto -. Se abbiamo un processo decisionale politico informato, allora come nel caso del referendum sulla Voce, saremo in grado di influenzare il processo sull’energia della coalizione”.
Il portavoce dell’opposizione alle Politiche energetiche, Dan Tehan, ha detto che il gruppo che sta conducendo la revisione sui programmi energetici della coalizione ha avuto una “discussione molto interessante”, alla riunione della scorsa settimana, incentrata sul gas.
Rispondendo ad una domanda sulle maggiori difficoltà di svolgere l’incarico che gli è stato dato dalla leader Sussan Ley, dopo la proposta di Joyce, Tehan ha replicato: “Ho sempre ricoperto ruoli difficili, come ministro di governo o membro dell’opposizione, e mi piacciono le sfide. Attendo di vedere i dettagli della proposta di Barnaby che, come ogni membro della coalizione, ha tutto il diritto di esprimere le proprie opinioni”.
Non corre buon sangue tra Joyce e Tehan, dopo che quest’ultimo ha descritto il deputato di New England e l’altro ex leader dei nazionali Michael McCormack, come “due manzi in lotta tra di loro”, venendo subito redarguito da Joyce: “Siamo gente di campagna, i manzi non lottano perché li castriamo, i tori lo fanno”.
Quando gli è stato chiesto della polemica Tehan ha risposto: “C’era precisione chirurgica nelle mie parole, ma era un lazzo, ci abbiamo riso sopra”.
Ma è probabile che ci sia poca ilarità dietro le quinte del gruppo parlamentare di coalizione, visto che i disegni di legge a titolo personale, lasciano il tempo che trovano perché il governo controlla il dibattito alla Camera dei rappresentanti e decide quali proposte portare al voto; quindi, l’iniziativa di Joyce è mirata a applicare pressioni interne mentre liberali e nazionali decidono quali programmi energetici adottare.