MONTEVIDEO - Il progetto Basilicatë è stato presentato per la prima volta in Uruguay a novembre durante un tour, che ha toccato anche Buenos Aires e New York, il cui obiettivo era di portate la cultura lucana nei paesi dove l'immigrazione lucana è stata molto forte.  

A Montevideo, con il sostegno dell'Ambasciata e del Museo delle Migrazioni (MuMi), la mostra verrà presentata tra agosto e settembre al Museo delle Migrazioni. Luis Bergatta, direttore del MuMi, ha parlato delle Basilicatë come un progetto che “Rafforza un patrimonio culturale vecchio di molti secoli, ma ha la particolarità di mostrare come questa identità è fluita in altri ambienti, e ha imparato ad adattarsi ad altre culture”. 

“Per il nome di questo progetto, abbiamo deciso di utilizzare il plurale perché crediamo che non ci sia soltanto una Basilicata nel mondo, al contrario pensiamo che essendo un paese dove l'emigrazione è stata molto forte, di Basilicate ce ne siano più di una. Partite tutte da un'unica regione del Sud Italia ed esplose in moltissime parti del mondo, dove hanno germogliato i lucani”, ha raccontato Cristina Amenta, responsabile del progetto per conto della Federazione dei Lucani in Piemonte, nell’incontro avvenuto giovedì all’Istituto Italiano di Cultura, che ha preceduto le iniziative del fine settimana.  

Venerdì sera, proprio al MuMi, si è svolta una presentazione del progetto, la premiazione del concorso di cucina 'Tu receta, tu historia, e del workshop previsto per il giorno successivo, che alla fine si è svolto domenica per via del forte maltempo di sabato. La presentazione si è conclusa con un aperitivo a base di prodotti lucani. 

Domenica, passata la tormenta, Assunta Pascale, vincitrice del concorso, ha insegnato a numerosi partecipanti a realizzare le nocche di Satriano di Lucania, sempre nella cornice del MuMi. 

Cristina Amenta, durante il workshop finale, ha dichiarato che “il progetto è stato una sorpresa ed un’emozione continua. Un’unica traccia di questa tradizione così forte e orgogliosa, come è la tradizione lucana, che si è contaminata e mescolata con culture molto diverse, ossia quelle dell’America del nord e l’America del sud, e anche tra Montevideo e Buenos Aires, dove comunque colgo delle sfumature”. 

“Trovo molto interessante il lavoro sulla cucina che abbiamo fatto perché porta con sé anche una gestualità. La cucina lucana, come quella italiana in generale, ha bisogno di trasmettere dei gesti oltre alla ricetta in sé. Io, per esempio, che ritengo di cucinare abbastanza bene, ma so preparare determinati piatti non perché me lo abbiano insegnato ma perché ho guardato mia madre farlo varie volte”, ha proseguito la responsabile del progetto. 

Amenta ha quindi sottolineato come il progetto Basilicatë, “si articola su 4 temi universali, ossia la cucina, il rito, la lingua e la casa. Per quanto riguarda la cucina e i gesti, si è svolto il concorso che si sta concludendo con il workshop, mentre sulla parola abbiamo chiesto a tre generazioni diverse di lucani e discendenti, di leggere una poesia di Rocco Scotellaro, un poeta lucano che ha parlato moltissimo di migrazioni. Siccome la poesia è tanto interpretazione, oltre che parola, e in questo modo vogliamo fare un lavoro sulla perdita della lingua delle nuove generazioni, che si mischia con un altro idioma, diventando una lingua che ha dei suoni italiani e lucani, un nuovo ibrido”. 

Anche per questo il nome del progetto: “I lucani emigrando hanno esportato soprattutto il dialetto, che ha un suono che abbiamo voluto ricordare con la dieresi nella parola ‘Basilicatë’, che è familiare a tutti i discendenti”, spiega. 

“Poi c’è il tema della casa, della maniera di organizzare gli spazi e dei mobili, e idealmente vorremmo costruire all’interno della mostra una ‘casa di tutti i lucani’, simile a quella di tutti i lucani dei ‘mondi’ sui quali abbiamo indagato e che abbiamo visitato”, racconta Amenta. 

Sul legame tra la comunità lucana in Basilicata e quelle dell’estero, Amenta spiega che “la Basilicata ha sempre tenuto molto vivi i legami con le sue comunità nel resto del mondo, anche perché molti paesi della Basilicata hanno ormai meno abitanti delle rispettive comunità all’estero. Per esempio, la comunità dei satrianesi di Montevideo è più numerosa degli abitanti di Satriano in Basilicata”. 

Le esposizioni si inaugureranno il 22 agosto a New York, il 25 a Buenos Aires e il 28 a Montevideo, mentre il 15 settembre si inaugura l’esposizione a Torino e finirà al Museo della Emigrazione italiana di Genova.