BUENOS AIRES – Alla fine “il pacco da giù” è arrivato a Buenos Aires. Anzi, ne sono arrivati 180. Tante sono le scatole di cartone che formano l’allestimento della mostra BasilicatË, ospitata fino al 29 settembre al Muntref – Museo de la Inmigración.

L’esposizione, inaugurata il 25 agosto, è il risultato di un progetto portato avanti dal Centro dei lucani nel mondo Nino Calice della Regione Basilicata, che ha richiesto un anno e mezzo di lavoro, tra impostazione dei contenuti e metodologia, creazione di una rete di contatti e realizzazione concreta.

L’allestimento, che usa le scatole in maniera modulare, è un’allusione ai proverbiali pacchi dei migranti, ma anche agli scatoloni dei traslochi. “La mobilità è un’esperienza comune a tutti, anche senza attraversare l’oceano” osserva la curatrice Cristina Amenta.

L’idea di partenza è studiare la diaspora lucana in tre città americane (New York, Buenos Aires e Montevideo, dove arriverà il 28 agosto) per individuare continuità e rotture nell’identità regionale, contaminata (in senso buono) da influenze della realtà locale.

“Questa mostra parla di legami tra lucani dentro e fuori dalla Basilicata – dice Mimí Coviello, coordinatrice scientifica del centro Nino Calice – e su come mantenerlo sul piano artistico, politico e sociale”.

Non è secondario che i lucani della diaspora siano più numerosi di quelli residenti in Regione. 

Fabio Ciaravella, curatore del progetto, è raggiante. L’inaugurazione corona un lungo lavoro di condivisione di pratiche ed esperienze. Perché l’aspetto innovativo è che non si tratta di una mostra “su”, ma di una mostra “con” le comunità lucane. “Che ci hanno aperto le loro case, ci hanno permesso di partecipare ai loro riti, ci hanno fatto assaggiare le antiche ricette di famiglia, adattate ai gusti e agli ingredienti locali” dice.

La mostra sottolinea l’importanza della lingua, ma anche la sua evoluzione, le contaminazioni tra italiano, dialetto e castellano rioplatense (o inglese, nel caso della comunità di New York).

Sono inoltre visibili quattro documentari sulle feste religiose. La processione di San Rocco a Tolve (Potenza), New York e Montevideo, e quella di San Francesco di Paola a Buenos Aires. “Abbiamo scelto celebrazioni in grado di produrre un dialogo con il paesaggio urbano” spiega Ciaravella.

Ciaravella davanti agli schermi dei documentari (foto: F. Capelli).

A una parete si possono osservare alcune fotografie di case di famiglie lucane dei tre Paesi coinvolti nel progetto, montate in sequenza come se si trattasse della stessa abitazione. Un gioco di immagini che permette di capire come esista un’identità lucana nel “sentire lo spazio” che supera la distanza e il tempo.

“All’inizio è stato difficile contattare i lucani di Buenos Aires e coinvolgerli, ma poi abbiamo avuto un’enorme partecipazione – dice Alejandro Tosi presidente di Faba, la federazione delle associazioni della Basilicata in Argentina) –. La partecipazione è stata travolgente, soprattutto per quanto riguarda la cucina. Tutti volevano condividere la ricetta del cuore della loro famiglia”.

La sede del Muntref è stata una scelta praticamente obbligata. Non solo per lo spazio a disposizione ma soprattutto per la sua storia.

Ex Hotel de Inmigrantes (il luogo dove gli immigrati venivano accolti per alcuni giorni, registrati, nutriti e sottoposti a controlli medici), fin dalla sua apertura come museo ha messo al centro la presenza italiana. “Proprio nel 2013 realizzammo una serie di videointerviste sulla nuova immigrazione italiana e spagnola in Argentina” dice il direttore Marcelo Huernos, storico dell’Universidad Tres de Febrero e produttore dei contenuti del Muntref.

“Visitare questo museo non è mai un’azione di routine – dice il Console Carmelo Barbera –. Ogni volta si respira una storia di opportunità e sacrificio. Le opportunità indubbiamente offerte dall’Argentina, ma anche il duro lavoro, per migliorare la propria vita e quella della famiglia. In più, BasilicatË è anche il primo progetto si cui mi sono occupato appena insediato, un anno fa”.

Dalla Basilicata è arrivato anche Michele Busciolano, capogabinetto del presidente della Regione Vito Bardi.

“Con questa iniziativa vogliamo mantenere un contatto con le giovani generazioni della diaspora lucana e, al tempo stesso, aprire all’internazionalizzazione della Regione – ha detto –. Favorire le relazioni tra i lucani nel mondo e a quelli residenti in Basilicata”.

Busciolano ha menzionato poi il turismo delle radici e i finanziamenti per il viaggio per chi vuole visitare il luogo d’origine della propria famiglia.

La mostra può essere visitata gratuitamente da mercoledì a domenica dalle 11 alle 18 al Museo de la Inmigración insieme con le esposizioni permanenti del museo.