ROMA - L’arrivo dei documenti richiesti tramite rogatoria dal tribunale di Sassari è stato decisivo, ha spiegato il promotore di giustizia del Vaticano Alessandro Diddi, per iscrivere nel registro degli indagati l’ex cardinale Angelo Becciu e altre persone coinvolte in un filone dell’indagine sulla gestione dei fondi della Segreteria di Stato, il cui processo è giunto proprio la scorsa settimana alla 37esima udienza.
Becciu è accusato in particolare di associazione a delinquere e pur trattandosi di un’indagine parallela, comunque il procuratore generale Diddi ha deciso di depositare le risultanze agli atti dell’attuale processo, ritenendole rilevanti.
Nei documenti trasmessi dal tribunale di Sassari, sono contenute annotazioni della Guardia di Finanza di Oristano e una serie di estratti di chat provenienti dai telefoni sequestrati a Maria Luisa Zambrano, nipote del cardinale, e al fratello di Becciu. Su queste ultime sono contenute anche pesanti considerazioni dell’imputato sul tribunale e sulla procura vaticana e la registrazione di una telefonata con Papa Francesco definita “inquietante” da Diddi, dove Becciu si rivolge al Pontefice dicendo: “Lei mi ha già condannato, è inutile che faccia il processo!”.
Tra le carte di rilievo, ha poi spiegato il procuratore sono emerse anche “pesanti ingerenze” e il controllo della famiglia Becciu sulla diocesi e sulla Caritas di Sassari, oltre a centinaia di documenti di trasporto per 18kg di pane “falsificate” per giustificare le somme erogate dalla diocesi alla Spes, la cooperativa di Ozieri, guidata dal fratello di Becciu, Antonino. Le Fiamme Gialle sarebbero “andate parrocchia per parrocchia a cercare i destinatari del pane e nessuno ha riconosciuto la propria firma sui documenti di trasporto”.