Marco Bellocchio è il regista del film “Marx può aspettare”, coprodotto da Tenderstories, presentato in anteprima mondiale durante il Festival di Cannes 2021. Per l’occasione Bellocchio è stato premiato con la Palma d’Oro d’Onore, nel corso dell’ultima giornata della kermesse che ha avuto luogo in Francia. Il film racconta la storia di Camillo, fratello gemello di Bellocchio, morto il 27 dicembre del 1968. Una storia autobiografica, narrata senza filtri, che vuole essere universale, ovvero una riflessione sul dolore dei sopravvissuti ripercorrendo un periodo storico “rivoluzionario” per l’Italia.
Bellocchio si è raccontato generosamente, il suo “Marx può aspettare” è “un’ultima occasione per fare i conti con qualcosa che era stato censurato, nascosto a tutti noi, da me e dalla mia famiglia. Prima abbiamo organizzato un pranzo al circolo dell’Unione a Piacenza che mio padre aveva fondato. Capii subito che non mi interessava fare una cosa nostalgica, tenera con chi restava della mia famiglia, mia sorella, i miei fratelli, ma che il focus sarebbe diventato ‘il grande assente’ ossia Camillo, il mio gemello suicida”.
E in questo accettare di fare i conti con il suo passato (presenti nel film i figli PierGiorgio e Elena) è diventato “paradossalmente il mio film più privato e anche il mio più libero, leggero, senza i condizionamenti che mi avevano impedito di riflettere su questo dramma, prima la salvaguardia di mia madre, poi la politica, poi la psicanalisi. Ora finalmente sono sereno, ma non per questo assolto. Quello che è capitato a me e ai miei familiari non è crimine, un delitto, ma qualcosa di molto comune a tanta gente: noi non avevamo capito, non avevamo interpretato il suo silenzio né intuito cosa stava passando mio fratello, una persona che viveva con noi e questa forse è l’universalità, il motivo per cui tanti si stanno emozionando al film”, aggiunge l’81enne regista.