Oggi pomeriggio il giudice ha stabilito che i giornalisti dei tre quotidiani avevano espresso tesi nei confronti di Roberts-Smith di verità sostanziale e contestuale in merito a presunti crimini di guerra, atti intimidatori e di violenza domestica.

Il veterano di guerra, decorato con l’alta onorificenza della Victoria Cross, aveva citato in giudizio The Sydney Morning Herald, The Age e The Canberra Times, congiuntamnente a tre dei loro giornalisti, presso la Federal Court per una serie di articoli pubblicati nel 2018.

Roberts-Smith aveva sostenuto che gli articoli contenevano false accuse di crimini di guerra commessi durante il suo servizio in Afghanistan, di bullismo nei confronti dei suoi ex colleghi dello Special Air Service Regiment (SAS) e di violenza domestica nei confronti di una donna, incidente che sarebbe occorso in una stanza d’albergo di Canberra.

Nine Entertainment ha fatto ricorso alla strategia legale di difesa della verità, (procedimento che consiste nell’accertare se quel che è stato affermato, o scritto, sia sostanzialmente vicino al vero) ed entrambe le parti hanno chiamato a testimoniare miltari delle SAS tuttora in servizio o congedati.

Il giudice Anthony Besanko oggi ha stabilito che la società editrice è riuscita a provare la verità sostanziale delle affermazioni connesse alle accuse di uccisioni illegali in Afghanistan, e ha accertato la verità contestuale per quanto riguarda quelle legate alle accuse di bullismo e di violenza domestica.

Besanko ha disposto l’archiviazione del procedimento a carico di Nine.

Le spese legali e processuali saranno a carico di Roberts-Smith.

Le accuse più gravi contenute negli articoli riguardavano la morte violenta di sei uomini afgani che erano sotto controllo o in stato di prigionia.

Il giudice Besanko ha stabilito che Nine aveva pubblicato nei suoi articoli una verità sostanziale in relazione ai presunti omicidi illegali.

Nel formulare il proprio giudizio il giudice ha tenuto conto delle testimonianze dei colleghi di Roberts-Smith.

Uno di questi, identificato come persona numero 4, ha smentito la versione fornita dal pluridecorato affermando di averlo visto spingere a calci un prigioniero afgano giù da un pendio, uomo che fu più tardi ucciso da un altro militare con un colpo di arma da fuoco, incidente occorso in occasione di una missione nel villaggio di Darwan, nel settembre 2012.

In relazione alla missione a Darwan, il giudice Besanko ha ritenuto che la condotta e le azioni del signor Roberts-Smith, come stabilito in tribunale, stavano a provare che Nine aveva stabilito la verità sostanziale nel formulare all’interno degli articoli le tre imputazioni.

Due delle accuse avevano sostenuto che Roberts-Smith “ha ucciso un civile afghano disarmato e indifeso, gettandolo giù da un dirupo per poi ordinare a un militare sotto il suo comando di sparargli” e che “ha infranto le regole morali e legali dell’ingaggio militare ed è quindi un criminale”.