ROMA – A sei mesi esatti dal video in cui, a bordo di un carro funebre, decretava la morte del M5s, Beppe Grillo (sullo sfondo nella foto) è tornato a farsi sentire, annunciando l’avvio di un’azione legale per riappropriarsi del simbolo e del nome del Movimento Cinque Stelle.

La notizia è trapelata da fonti vicine al fondatore del Movimento e subito deflagrata nell’universo pentastellato riaprendo la contesa, di fatto mai sopita, tra il comico genovese e l’attuale leader del partito, Giuseppe Conte. Da Campo Marzio, per ora, si dicono “assolutamente tranquilli”.

“Se e quando dovesse esserci questa nuova iniziativa giudiziaria leggeremo le carte e i nostri avvocati risponderanno a tono”, hanno tagliato corto. Le prerogative avanzate sulla base del simbolo vengono giudicate “infondate”.

Il ruolo di garante all’interno del Movimento è stato eliminato a fine 2024 con la costituente del M5s. “Vedere questo simbolo rappresentato da queste persone mi dà un senso di disagio - il commento di Grillo all’esito della costituente - Fatevi un altro simbolo. Il Movimento è stramorto, ma l’humus che c’è dentro no”.

Fra le scelte contestate dall’‘Elevato’, come si è autoproclamato Grillo, c’era anche l’abolizione del limite di due mandati, una regola che pian piano il M5s sta mandando definitivamente in soffitta attraverso una norma, molto articolata, che prevederebbe che di base i mandati non possano mai essere più di tre.

“Oggi non è più il M5s. Spero che Grillo finalmente si riprenda il simbolo e dia la possibilità a Conte di farsi il suo partito”, ha commentato Danilo Toninelli. Parole che, a distanza di due settimane, suonano come una predizione delle mosse imminenti del comico genovese, da sempre spina nel fianco per Conte. 

Di recente dal suo profilo social è scomparso ogni riferimento al braccio di ferro in atto, ma evidentemente non ha affatto rinunciato alla sua creatura. Dopo il conflitto sulla Costituente, ci si prepara al secondo round, con una battaglia che si sposterà in tribunale. “Chi si azzarda a intralciare il M5s troverà una solida barriera legale, pagherà gli avvocati, anche i nostri, la lite temeraria, e pure i danni”, ha detto Conte a fine 2024.

E lo spirito combattivo dev’essere rimasto lo stesso, visto che i suoi hanno ribadito: “Da quando è partito il nuovo corso non si è registrata nessuna sconfitta giudiziale e su quelle pendenti chi le ha avanzate ha perso ed è stato costretto a pagare spese processuali e danni”, indicativo della solidità delle ragioni giudiziarie di Conte e del M5s. 

Diverso il parere dell’avvocato Lorenzo Borré che ha seguito i dissidenti pentastellati in varie cause: “Tutti ci aspettavamo che Grillo si muovesse a dicembre, quando c’è stata la votazione che aveva eliminato la figura del garante. Ora si saranno ravvivate le ragioni per cui non ritiene di dover continuare a concedere il simbolo al partito di Conte. La Corte d’appello di Genova, nel 2021, in un contenzioso che vedeva partecipi tutte e tre le associazioni denominate Movimento 5 Stelle - la prima costituita da Grillo e Casaleggio nel 2009; la seconda, costituita nel 2012 sempre da Grillo e altri per poter presentare le liste; e la terza, formata nel 2017 da Luigi Di Maio e Davide Casaleggio -, ha affermato che il titolare del nome e del simbolo è Beppe Grillo”.