Il rinomato pianista italiano Giulio Biddau torna in Australia per una serie di esibizioni.
Tra gli appuntamenti principali, oltre a una tappa all’Istituto Italiano di Cultura di Sydney, un attesissimo concerto alla Gandell Hall della National Gallery of Australia di Canberra, in programma per domenica 18 agosto. Questo evento, realizzato in collaborazione con il Canberra Festival e la delegazione dell’Unione Europea, segna un momento cruciale nella carriera di Biddau, che lo vede nuovamente protagonista in un paese che lo ha accolto fin dagli esordi della sua carriera.
Non è la prima volta che Biddau si esibisce in Australia. “Sono già venuto a studiare inglese a 16 anni nel 2012 per la Sydney Piano Competition, nella quale sono stato semifinalista”, racconta il pianista.
“Da lì, ho stretto rapporti con diversi australiani. Gli amici della Sydney Piano Competition mi hanno sempre supportato, poi nel 2019 sono stato invitato a un concerto per l’Istituto di Cultura”.
Dall’anno scorso, Biddau ha avviato un progetto di ricerca con il Conservatorio di Sydney, dedicato al compositore barocco Domenico Scarlatti.
Uno dei suoi supervisori è Neal Peres Da Costa, capo della ricerca presso il Conservatorio stesso.
Quest’anno, Biddau terrà una conferenza al Terzo Global Piano Roll Meeting, in collaborazione con istituzioni di prestigio come Stanford, Berna, Zurigo e Vienna.
Il suo dottorato si concentra sulla ricerca di un nuovo stile interpretativo, mettendo in discussione l’interpretazione codificata del compositore napoletano. Scarlatti, noto per le sue opere scritte nella prima metà del Settecento per tastiera, rappresenta una sfida unica dal punto di vista della ricostruzione storica e dell’interpretazione musicale moderna.
Nato a Cagliari, Giulio Biddau ha studiato presso il Conservatorio della sua città natale, dove ha completato i suoi studi sotto la guida di Arlette Giangrandi Eggmann.
Successivamente, ha perfezionato la sua formazione al Conservatorio Nazionale Superiore di Musica e Danza di Parigi, dove ha studiato con Jean-Marc Luisada e sviluppato un profondo interesse per la musica da camera.
Questo lo ha portato a collaborare con musicisti rinomati in tutto il mondo, arricchendo il suo repertorio e la sua comprensione musicale.
Il suo amore per la musica è iniziato grazie alle persone che ha incontrato lungo il suo percorso, in particolare la sua insegnante di Cagliari.
“Trasmetteva una passione per la musica che è stata determinante. Più vado avanti, più trovo ragioni per amare la musica”, afferma.
La carriera e i concerti gli permettono di misurarsi con l’esecuzione pubblica e di canalizzare la creatività.
“La musica si fa anche rivolta a qualcuno. I concerti sono il motore perché ogni pezzo che suoniamo prende una vita diversa durante l’esecuzione”, dice.
Tra i momenti più significativi della sua carriera, Biddau ricorda il debutto con l’Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia a Roma e le esibizioni alla Concert House di Berlino. È particolarmente entusiasta dell’accoglienza che riceve in Argentina, dove la critica musicale lo accoglie sempre con grande interesse.
Ha vinto numerosi premi in competizioni internazionali, tra cui il prestigioso Premio Casella al Concorso Pianistico “Premio Venezia”, e si è esibito in alcune delle sale da concerto più importanti del mondo, tra cui la Philharmonie di Berlino e il Teatro Colón di Buenos Aires.
La strada verso il successo non è stata priva di difficoltà. Biddau ricorda il periodo dei concorsi come uno dei più impegnativi, con prove molto competitive e una pressione costante.
“La difficoltà è proprio il doversi misurare con questa aspirazione alla perfezione. Quello che non mi piace è essere valutati per una performance che non è solo tecnica ma anche personale, e questo può generare sofferenza”, confida.
Tra i compositori che hanno influenzato il suo stile ci sono Scarlatti, Brahms e Fauré. Biddau è affascinato dall’improvvisazione nella musica classica, un elemento che era molto presente nel barocco e che oggi i pianisti cercano di riscoprire.
“La musica barocca è un canovaccio su cui l’interprete poteva sbizzarrirsi. Il jazz è molto simile in questo, e la ricerca sull’improvvisazione è molto attiva”, spiega.
Biddau offre un consiglio ai giovani musicisti: “Non pensate alla carriera come il fine ultimo della vostra esistenza, ma costruitevi una vita nella musica”.
Tra i suoi progetti in cantiere, un nuovo disco che esplora le origini del romanticismo pianistico e una serie di concerti in diverse parti del mondo.
Prima di ogni esibizione importante, Biddau ha dei rituali personali? “Faccio sempre un pisolino il giorno del concerto”, rivela.
Inoltre, conserva ricordi speciali, come un corno napoletano regalato dalla nonna. “Anche se l’ho perso, non ho mai suonato male”, racconta scherzando.
Biddau parla con grande sensibilità e soprattutto con una modestia che raramente si trova in un musicista del suo calibro. Ma è una fonte inesauribile di idee e la sua personalità continua a incantare il pubblico con la sua passione per la musica e la sua ricerca di nuove espressioni artistiche.
La sua carriera promette ancora molti capitoli emozionanti, mentre esplora nuove vie interpretative e prosegue la sua avventura musicale nel mondo e non si può fare a meno di pensare che coloro che sono davvero “grandi” affrontano e si rapportano alla vita con un’attitudine diversa, quella dove si è sempre pronti ad imparare.