WASHINGTON - La standing ovation dei dipendenti del Dipartimento di Stato, poi il bilancio senza rimpianti: a sette giorni dalla fine del suo mandato, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha fatto il punto sulla politica estera di questi quattro anni.
Un messaggio prevale su tutti gli altri: “Lascio un’America più forte di quella che avevo preso quattro anni fa”. Più forte in campo diplomatico e all’interno dell’alleanza Nato.
Biden lo ha ripetuto più volte durante il suo intervento, lanciando anche un messaggio al suo successore, Donald Trump: “Lascio un’America protagonista, con più potere diplomatico, più potere economico e più potere tecnologico, non impegnata in una guerra”. E ha aggiunto: “La Cina non ci ha superato oggi, come invece prevedevano alcuni, e non ci sorpasserà mai”.
L’intervento è arrivato nelle ore in cui in Medio Oriente si è registrata un’accelerazione nelle trattative per trovare una via di pace tra Israele e Hamas a quasi un anno e mezzo dall’inizio del conflitto.
“L’accordo è sul punto di essere chiuso”, ha confermato Biden, che ha ricordato i meriti diplomatici degli Stati Uniti in tutta la regione, come quello di “aver messo insieme più di venti Paesi nel Mar Rosso per difendere la libertà di navigazione” per le navi commerciali, colpite dagli Houthi.
Biden ha anche lanciato un messaggio al suo nemico storico, il presidente russo Vladimir Putin: “Ha fallito i suoi obiettivi strategici – ha detto –. Ha fallito nel cercare la rottura nella Nato, perché noi siamo più uniti di prima. Quando Putin ha lanciato l’invasione, avevo due compiti: uno di convincere il mondo a difendere l’Ucraina e l’altro di evitare una guerra tra potenze nucleari. Abbiamo fatto entrambe le cose. Oggi l’Ucraina è ancora un Paese libero e indipendente, con il potenziale per un futuro luminoso”.
Biden ha, inoltre, sottolineato che gli Usa sono a un punto di svolta: “Il post-Guerra Fredda è finito, è cominciata una nuova era – ha ricordato –. In questi quattro anni abbiamo affrontato crisi, siamo stati messi davanti a molte prove e le abbiamo superate tutte, penso che siamo più forti. I nostri avversari sono più deboli di come erano quando abbiamo preso l’incarico quattro anni fa”.
Il presidente uscente ha ribadito l’importanza di “non abbandonare l’Ucraina”, ma ha anche confermato l’impegno come leader globale in Medio Oriente e nell’Indo-Pacifico.
Sulla quota di partecipazione dei membri dell’Alleanza Atlantica, uno dei cavalli di battaglia di Trump, Biden ha lanciato un messaggio non ostile agli alleati: “Quando sono arrivato io, i membri pagavano il 2% di quota del prodotto interno lordo, ora pagano la giusta quota”.
Joe Biden non ha mostrato rimpianti neanche quando ha toccato quello che è stato probabilmente il punto più critico della sua politica estera: il ritiro confuso dei soldati americani dall’impegno ventennale in Afghanistan, segnato da fughe caotiche, e l’attentato del 2021 a Kabul, in cui, oltre a circa centosettanta civili, morirono tredici militari americani. Trump ha sempre accusato Biden di aver guidato una “ritirata umiliante e disastrosa” e il presidente uscente si è difeso. “Potevo scegliere – ha detto –. Ma non vedevo nessuna ragione per tenere migliaia di soldati in Afghanistan”.
Per concludere, Biden si è preso un altro merito: “Sarò il primo presidente da decenni – ha ricordato nell’ultima parte del suo intervento – a non lasciare l’Afghanistan al suo successore”.