WASHINGTON - È la posizione ribadita dal presidente eletto, Joe Biden, in un’intervista al New York Times.    

“Sarà dura, ma sì”, ha risposto Biden, sottolineando che “il modo migliore di raggiungere una qualche stabilità nella regione” è affrontare il “programma nucleare”. Se l’Iran ottiene una bomba nucleare, questo metterà sotto pressione altri Paesi della regione - come Arabia Saudita, Turchia ed Egitto - per ottenere la stessa cosa. “E l’ultima dannata cosa di cui abbiamo bisogno in quella parte del mondo è un accumulo di capacità nucleare”, ha sottolineato il presidente eletto.

Da qui, l’intenzione della nuova amministrazione Usa, “in consultazione con alleati e partner” di impegnarsi in “negoziati e accordi successivi per rafforzare e allungare i vincoli nucleari all’Iran” sulla produzione di materiale fissile, “nonché per affrontare il programma missilistico” e l’influenza regionale che esercita tramite gli alleati sul campo in Libano, Iraq, Siria e Yemen. Come ha ricordato Biden, Washington ha sempre la possibilità di ripristinare le sanzioni, se necessario, e l’Iran lo sa.

Nel frattempo, il presidente del Parlamento iraniano, Mohammad Bagher Qalibaf, ha trasmesso al presidente Hassan Rohani la nuova legge che prevede il blocco delle ispezioni dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) nei siti nucleari del Paese, dopo l’approvazione in via definitiva da parte del Majlis, l’Assemblea di Teheran, e il via libera del Consiglio dei guardiani.

La norma rischia di provocare un grave conflitto istituzionale nella Repubblica islamica, visto che nelle scorse ore il governo di Rohani ha pubblicamente dichiarato di disapprovarla e che non intende applicarla, ritenendola incostituzionale visto che la politica sul nucleare è prerogativa del Consiglio supremo di sicurezza nazionale.  

Il Parlamento, dove c’è una maggioranza conservatrice che si oppone all’esecutivo, ha tuttavia previsto sanzioni fino all’arresto per chi dovesse violare la nuova legge.