BRISBANE - Katter, presente con altri membri del suo partito per ribadire l’adesione al “March for Australia” previsto nel fine settimana, ha esposto la sua visione sull’immigrazione: solo chi proviene da Paesi “con democrazia, stato di diritto, tradizione cristiana o equivalente e valori egualitari” dovrebbe essere accolto in Australia.
Quando il giornalista di Channel Nine Josh Bavas ha citato le radici libanesi della sua famiglia, Katter lo ha interrotto bruscamente, per poi minacciarlo apertamente: “Non dire questo! Ho preso a pugni per molto meno e potrei rifarlo”. L’esponente politico ha rivendicato che la sua famiglia vive in Australia da 140 anni, definendo razzista la domanda del giornalista.
Più fonti, tuttavia, riportano il citato dettaglio della storia familiare di Katter: il nonno, Carl Robert Katter, emigrò dal Libano a fine Ottocento. La stessa sorella del deputato lo ha ricordato in un recente episodio di Australian Story. Ma Katter continua a rifiutare ogni riferimento, insistendo sulla propria identità australiana e negando un legame con il Medio Oriente.
L’episodio si inserisce in un clima già reso delicato dalle marce anti-immigrazione che nel fine settimana attraverseranno il Paese, manifestazioni dove, tra le altre richieste, si invoca il blocco delle bandiere straniere e una sospensione dei massici flussi migratori voluti dal governo, considerati la causa del crescente disagio economico per gli australiani . Katter ha giustificato la propria posizione con dati parziali sui migranti diretti a Sydney e Melbourne, sostenendo come questi non si integrino né partecipino alla vita comunitaria: “Se non vuoi diventare australiano, devi andartene da questo Paese”.
Durante la conferenza, Katter ha continuato a puntare il dito e agitare i pugni davanti al giornalista, finché il deputato statale Nick Dametto non ha chiuso bruscamente l’incontro, dichiarando che il collega “aveva intenzione di rispondere in modo offensivo a una domanda offensiva”.
Non è la prima volta che il deputato per il seggio di Kennedy esplode contro simili domande: già nel 2018 aveva accusato un cronista di razzismo per aver ricordato le origini libanesi del nonno. Allora, come oggi, Katter aveva ribadito che “definire qualcuno in base alle radici è maleducazione”.
L’incidente odierno però assume un significato più ampio: il collegamento con il “March for Australia” - nei fatti, un evento contro l’immigrazione - accentua la percezione di una politica che fatica a mantenere un dibattito civile.
L’episodio solleva nuovamente interrogativi sul linguaggio politico usato intorno alla questione migratoria e sulle ripercussioni che questa sta avendo sul Paese.