LIVERPOOL – Torna la paura nel Regno Unito e torna sotto forma d’esplosione di un ordigno all’interno di un taxi nel cuore di Liverpool. Un atto di terrorismo in piena regola, attribuito a un 32enne “di origini mediorientali” il cui nome non risulta al momento far parte della lista dei sospetti in mano agli agenti segreti dell’MI5 - che sulla carta avrebbe potuto avere conseguenze ben più devastanti di quelle che ha avuto.
L’identità del presunto attentatore, unica vittima di un episodio i cui contorni lasciano aperta la porta all’incubo del ritorno d’una sorta di terrorismo kamikaze fai-da-te, è stata resa nota dagli investigatori poche ore dopo il fatto: Emad al-Swealmeen, classe 1989, il cui nome, chiaramente arabo, fa pensare all’ipotesi di una matrice islamico-jihadista e, nella traslitterazione, a possibili legami familiari con l’Iraq o con la Giordania.
È stato lui il protagonista di una tragedia consumatasi domenica dinanzi al Liverpool Women’s Hospital, uno dei maggiori ospedali nella città dei Beatles, dove un taxi è letteralmente esploso sotto gli occhi di numerosi passanti e delle telecamere stradali di sorveglianza in pieno giorno, causando la morte del passeggero, il presunto attentatore. E il ferimento del tassista, David Perry, subito esaltato come “eroe” per la prontezza di riflessi con cui ha reagito, salvando la propria vita e, chissà, anche la vite di altre vittime potenziali.
A tracciare la prima ricostruzione ufficiale di un fatto con ancora molti punti da chiarire, in un Paese nel quale viene immediatamente rivista al rialzo l’allerta attentati, è stato Russ Jackson, dirigente dell’antiterrorismo nel nord-ovest dell’Inghilterra, il quale non ha escluso che nel mirino potessero esservi i reduci che partecipavano a una delle commemorazioni del Remembrance Day, in ricordo dei caduti di guerre vecchie e nuove, in corso in quelle stesse ore nella non lontana cattedrale anglicana di Liverpool.
Sulla matrice esatta prevale tuttavia uno stretto riserbo d’indagine. Il quadro sembra in ogni caso poter far pensare a una cellula spontanea, visto che la polizia ha fermato in totale quattro presunti complici o fiancheggiatori, di età compresa fra i 20 e i 29 anni.
Non senza condurre un blitz, in collaborazione coi reparti speciali, in un’abitazione cittadina nella quale è stato trovato “materiale significativo” e dove si sospetta possa essere stata confezionata la bomba “rudimentale” saltata alla fine in aria nel taxi: forse per un malfunzionamento del detonatore, forse per un’azione anticipata dell’attentatore, scoperto dall’autista ad armeggiare su un congegno durante il tragitto.
Il comitato di emergenza Cobra, convocato a Londra sotto la presidenza del premier Boris Johnson, ha d’altronde elevato da “sostanziale” a “grave” l’allarme terrorismo nel Paese, portandola al quarto livello in una scala di 5, che presuppone una minaccia di ulteriori attentati “altamente probabile”.
Una decisione, come ha spiegato il ministro dell’Interno, Priti Patel, legata al doppio colpo dell’attacco di domenica e di quello - messo in qualche modo in relazione con questo - avvenuto esattamente un mese fa contro il deputato conservatore David Amess, ucciso a coltellate durante un incontro con gli elettori nel sud dell’Inghilterra per mano di un giovane britannico di origini familiari somalo-musulmane.