SYDNEY - Uno dei due uomini accusati di aver compiuto l’attacco terroristico di Bondi si è risvegliato dal coma ed è ora in condizioni tali da poter essere interrogato dalla polizia.

Le autorità del New South Wales hanno confermato che le accuse formali nei suoi confronti dovrebbero essere presentate nei prossimi giorni, mentre prosegue l’inchiesta sulla strage che ha colpito la comunità ebraica durante le celebrazioni dell’Hanukkah.

L’attacco, durato nove minuti, è stato portato a compimento da Sajid Akram, 50 anni, e da suo figlio Naveed, 24 anni. I due hanno aperto il fuoco sulla spiaggia più frequentata d’Australia, prendendo di mira famiglie e fedeli riuniti per la festività. Sajid Akram è stato ucciso durante l’intervento delle forze dell’ordine, mentre Naveed è rimasto gravemente ferito ed è sopravvissuto.

Nelle ultime 48 ore sono state identificate 12 delle 15 vittime, di età compresa tra i 10 e gli 87 anni. Diverse persone ferite sono state dimesse, ma 22 restano ricoverate in ospedale, in condizioni che vanno dal critico allo stabile. Tra i ricoverati c’è anche Ahmed El Ahmed, raggiunto da due proiettili dopo aver disarmato uno degli attentatori, gesto per il quale è stato definito “un eroe” dal primo ministro Anthony Albanese e dal premier del NSW Chris Minns.

La polizia sta ora approfondendo i legami del sopravvissuto con lo Stato Islamico. Il commissario Mal Lanyon ha rivelato che in un’auto intestata a Naveed sono stati trovati ordigni artigianali e due bandiere dell’ISIS. Il giovane aveva manifestato posizioni estremiste già a 17 anni e predicava per strada a Bankstown. Era finito sotto osservazione dell’ASIO nel 2019, dopo l’arresto di Isaac el Matari, ritenuto il leader dell’ISIS in Australia.

Ulteriori elementi riguardano un viaggio nelle Filippine effettuato il mese scorso. Le autorità locali hanno confermato che padre e figlio sono arrivati da Sydney il 1° novembre, indicando Davao come destinazione finale. Gli inquirenti ritengono possibile che abbiano partecipato a un addestramento di tipo militare prima di rientrare in Australia 28 giorni dopo.

Nel frattempo, il dolore collettivo si è trasformato anche in rabbia. Polizia e governo hanno respinto le accuse di una risposta iniziale insufficiente. Minns ha difeso gli agenti, ricordando che si sono trovati di fronte a fucili a lunga gittata armati solo di pistole. “Non hanno fatto un passo indietro”, ha detto, sottolineando che due agenti sono ora in terapia intensiva.

Sul piano politico, l’ex primo ministro John Howard ha accusato Albanese e il ministro Penny Wong di non aver esercitato una guida morale adeguata contro l’antisemitismo. Le sue parole sono state pronunciate mentre migliaia di persone erano radunate a Bondi per una veglia pubblica.

Tra fiori, candele e una menorah accesa, la comunità ha ricordato le vittime, tra cui la più giovane, Matilda, di 10 anni, e sopravvissuti alla Shoah, leader religiosi e volontari, in un momento di lutto che continua a segnare profondamente il Paese.