MONTEVIDEO - Ieri sera, presso l’Istituto Italiano di Cultura di Montevideo, si è tenuta la proiezione del documentario “Bosco”, della regista uruguaiana Alicia Cano Menoni, presente in sala. Nonostante la pioggia, la sala era gremita di spettatori, e all’ingresso i partecipanti sono stati accolti con delle caramelle aromatiche con il nome del film stampato sopra.
Si tratta del terzo lungometraggio della regista, ed è stato presentato in anteprima al Festival di Cannes nel 2020 e successivamente proiettato in più di 20 festival in tutto il mondo, compreso il prestigioso IDFA in Olanda, il più grande festival di cinema documentario al mondo. Ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti, tra cui quello come miglior documentario al Festival di Malaga, e miglior film in tre festival italiani diversi, ed è anche stato scelto per rappresentare l’Uruguay ai Premi Goya.

Il film racconta frammenti di vita di un piccolo villaggio italiano di tredici abitanti, incastrato nell’appennino al confine tra Liguria e Toscana e circondato da una fitta foresta di castagni che lo sta lentamente inghiottendo, ma soprattutto racconta il profondo legame venutosi a creare tra la regista e questo piccolo borgo ed i suoi abitanti, un legame fatto di memoria trasmessa per generazioni. Orlando Menoni, infatti, il nonno ultracentenario di Alicia, per tutta la vita ha raccontato alla nipote di Bosco, questo piccolo paesino da cui venivano i loro antenati e dove lui non era neppure mai stato, se non con la fantasia.
Quando Alicia si è recata in Italia, nel 2006, ha deciso quindi di andare a cercare il luogo tante volte descritto dal nonno, anche per capire quanto c’era di reale e quanto di ‘fantastico’ in quei racconti. Sorprendentemente, come ha raccontato dopo la proiezione in un breve confronto con il pubblico, “il paesaggio era esattamente uguale all’immagine mentale che mi ero fatta”. Da quel momento Alicia ha continuato a tornare a Bosco regolarmente per 13 anni, filmando scene di vita quotidiana degli abitanti e della natura nella quale sono inseriti.
Saltando tra Bosco e Salto, le immagini raccontano il legame degli abitanti del paesino con le stagioni, con le piante e gli animali, con la montagna, con il tempo e con lo spazio in cui sono inseriti, e il legame del nonno Orlando con un luogo che ha conosciuto solo grazie ai racconti dei suoi padri, e poi della nipote.

Alicia Cano Menoni racconta al pubblico presente in sala che “la prima volta che sono tornata mio nonno è venuto all’aeroporto fin da Salto, e appena l’ho visto gli ho detto che ero stata a Bosco e si è messo a piangere come un bambino”. “Gli avevo preparato un album fotografico che ha esaminato in ogni dettaglio, e a Salto ha fatto il giro di tutti i Menoni del paese per mostrarlo agli altri discendenti”, prosegue la regista.
“Una cosa che sempre mi ha colpito di mio nonno è proprio la capacità di amare un luogo dove non era mai stato. Si sentiva di Bosco anche se non ci aveva mai messo piede, lui era di Bosco”, spiega Cano Menoni chiudendo la chiacchierata con il pubblico.