PECHINO - A distanza di una settimana dalla quarta riunione del Forum Cina-Celac, un’iniziativa volta a promuovere la cooperazione tra la Cina e i Paesi dell’America Latina e dei Caraibi, cominciano a prendere forma le possibili forme di cooperazione tra Pechino e i presidenti Luiz Inácio Lula da Silva (Brasile), Gustavo Petro (Colombia) e Gabriel Boric (Cile).
L’inviato del governo argentino, invece, si è ritirato dal vertice, ribadendo l’allontamento del Paese dai Brics, in favore di un allineamento con gli Stati Uniti. Nel frattempo, Pechino ha aperta una linea di credito di 10mila milioni dollari, per incentivare progetti di sviluppo nei Paesi latinoamericani.
Durante l’incontro, i leader latinoamericani hanno sottolineato l’importanza di diversificare le alleanze economiche e di promuovere un multilateralismo che contrasti il protezionismo crescente, in particolare quello degli Stati Uniti sotto la presidenza di Donald Trump.
Lula Da Silva ha annunciato accordi significativi, tra cui la costruzione di un tunnel sottomarino a São Paulo, mentre Gustavo Petro ha espresso l’intenzione di aderire all’iniziativa della Via della Seta (Bri), un corridoio commerciale, cercando nuove opportunità di sviluppo per la Colombia.
La Cina, che è già secondo partner commerciale del Brasile e primo del Cile, ha offerto crediti per 8.250 milioni di euro, investimenti diretti e un aumento delle importazioni da parte dei Paesi latinoamericani.
Questa mossa si inserisce in una strategia più ampia della Cina per espandere la sua influenza economica nella regione, con oltre 20 dei 33 Paesi della Celac già aderenti alla Bri.
L’Argentina, invece, rischia di restare al palo. L’allineamento di Milei con Trump ha congelato investimenti strategici cinesi, come la costruzione di due dighe nella provincia di Santa Cruz, la realizzazione di una nuova centrale nucleare e la modernizzazione della linea ferroviaria merci Belgrano. Tali investimenti non sono stati sostituiti da altrettanti interventi degli Stati Uniti. E per ironia della sorte, multinazionali come Amazon e Microsoft mostrano una preferenza per Paesi con governi di sinistra e centrosinistra, come il Brasile di Lula, il Messico di Sheinbaum o il Cile di Boric.