PARIGI – Con la morte di Brigitte Bardot a 91 anni, il 28 dicembre, cala il sipario su un’era. Quella delle “francesi”, non più dive sul modello hollywoodiano, ma attrici-muse, in particolare dei registi della Nouvelle Vague (da François Truffaut a Jean-Luc Godard e Louis Malle).

Meno enigmatica e sofisticata di Jeanne Moreau (con cui lavorò in Viva Maria!) – e lontana dall’androginìa perturbante di Jane Birkin (inglese d’origine, ma francese d’adozione) – Brigitte Bardot resta la più iconica delle tre.

Scandalosa, istintiva, solare. Creatrice, suo malgrado, di un vero e proprio marchio, derivato dalle sue iniziali: BB. Andy Warhol ne fece il soggetto di una delle sue famose serigrafie.

Nata a Parigi il 28 settembre 1934, in una famiglia dell’alta borghesia conservatrice, studia danza classica a livello professionale, ma nel 1950 appare sulla copertina della rivista Elle: è l’inizio della sua carriera di modella e attrice.

L’esordio al cinema risale al 1952, ma il successo arriva nel 1956, con Piace a troppi (accanto a Jean-Louis Trintignant) di Roger Vadim. È proprio il regista, con cui si era sposata nel 1952 (divorzieranno nel 1957), a valorizzarla per ruoli di primo piano.

Sempre nel 1956 interpreta E Dio… creò la donna, che la trasforma in un mito internazionale. Bardot incarna una sensualità nuova, libera e gioiosa. Se “Dio creò la donna”, molti pensarono che Vadim abbia creato Brigitte Bardot.

Il successo si conferma anche in ruoli drammatici con film come La verità (1960, di Henri-Georges Clouzot), Vita privata (1962, di Malle), Il disprezzo (1963, di Godard, basato sul romanzo omonimo di Alberto Moravia). Nel 1965, con Viva Maria! (sempre di Malle), mostrerà il suo lato più giocoso e anarchico, contendendosi la scena con Jeanne Moreau (che vinse un premio Bafta come migliore attrice straniera).

Dopo oltre 50 film, nel 1973, annuncia il ritiro dal cinema, per dedicarsi esclusivamente ai diritti degli animali. Diventa vegetariana e denuncia i maltrattamenti degli animali nei macelli, partecipa a una campagna contro la caccia ai cuccioli di foca in Canada. Nel 1986 mette all’asta i suoi gioielli per istituire una fondazione per la protezione degli animali.

Dopo il divorzio da Vadim, ha relazioni più o meno durature con Trintignant, l’attore italiano Raf Vallone e i cantanti Gilbert Bécaud e Sacha Distel. Si sposa in seconde nozze con l’attore Jacques Charrier, da cui ha un figlio, Nicolas-Jacques, inizialmente rifiutato e con cui i rapporti sono sempre stati difficili.

Successivamente sposa il playboy tedesco Günther Sachs (1966-1969), infine, nel 1992, l’esponente politico del Rassemblement National Bernard d'Ormale, con il quale vive il più duraturo dei suoi matrimoni.

Dichiaratasi politicamente di destra per tutta la vita (da giovane era una sostenitrice di De Gaulle), nel 2017 sostiene la candidatura di Marine Le Pen contro Emmanuel Macron. Si è schierata apertamente contro il rituale di macellazione islamico e le troppe moschee in Francia (e per questo è stata condannata a pagare multe per “istigazione all’odio razziale”), inoltre è stata accusata di omofobia.

Brigitte Bardot chiude una stagione irripetibile del cinema europeo e lascia un’eredità complessa e irrisolta. È stata simbolo di libertà e di rottura, ma anche figura controversa, sempre in bilico tra provocazione e intolleranza, deludente per chi l’avrebbe voluta paladina di battaglie progressiste. Al di là delle polemiche, resta una certezza: la sua bocca imbronciata, con cui ha attraversato un secolo, senza la quale il cinema europeo non sarebbe stato lo stesso.