Sul palco del Palasport di Vigevano lo ha chiamato l’“inferno ligure”: “[Ma] quel che è accaduto con Sanremo - ha detto Brunori Sas dopo il concerto – era ciò che desideravo, raggiungere i brunoriani che non sapevano ancora di esserlo”.

E il successo della prima delle otto date nei palazzetti è la conferma migliore del terzo posto ottenuto all’ultimo Festival con “L’albero delle noci”. “Sanremo è un inferno se lo pigli male; io - ha raccontato - mi sono divertito ed è andata bene. Ogni cosa che è arrivata era una sorpresa. Nella parte finale sul podio mi sembrava di essere in ‘The Truman Show’”.

Perché di aspettative, sul Festival, Brunori non ne aveva: “Erano anni che il cantautore classico era ai margini del mainstream; avevo persino il timore che una proposta come quella di Lucio Corsi potesse anche essere ridicolizzata e invece è emerso anche lui: evidentemente - ha riflettuto - c’è il desiderio di qualcosa di autentico; magari è passeggero, ma è accaduto. Domenica i cantautori erano degli sfigati; venerdì siamo diventati dei fighi; è un attimo che torniamo al museo!”. Un’idea del motivo del successo suo e di Corsi, però, Brunori se l’è fatta: “In quella settimana ha vinto un altro modo di porsi: io sono andato pulito, a cantare una canzone con un certo tipo di sentimento ed emozione e questa cosa è arrivata e poi - ha scherzato - c’è la componente calabrese!”. 

Un’attitudine al non prendersi troppo sul serio che Brunori porta anche sul palco, dove è entrato da solo, chitarra in mano, a inizio concerto, con le luci ancora accese. Ed è solo quando ha iniziato a cantare “Il pugile” che il pubblico ha capito che lo show era iniziato, in sordina, com’è partita nel 2009 la carriera del cantautore calabrese.  

Brunori Sas, il nome d’arte di Dario Brunori, è un omaggio all’impresa edile dei suoi genitori, che ha lo stesso nome e che ha coperto le spese di realizzazione di diverse incisioni, nonché luogo d’ispirazione per molti dei brani contenuti nel primo album.

“In certi contesti pensi di dover fare ciò che richiede il contesto, invece, e me lo ha insegnato Sanremo, se fai il contesto come sei quello non t’intacca, anzi, ti può addirittura amplificare”. Così ha scelto di dare il via a show e tour con la prima canzone del primo disco, entrando sul palco come nel 2009, con la stessa band di allora, per un concerto che alterna momenti intimi chitarra e voce ad altri più tirati, tutti tenuti insieme da una volontà di “mettere al centro l’aspetto musicale, la suonata, il desiderio di rendere ogni concerto unico”.
All’inizio del live Brunori ha tirato dritto con un’infilata di brani intensi come il già citato “Il pugile” e “Il morso di Tyson”, “La ghigliottina” e “L’uomo nero”; poi si è sciolto nell’abbraccio del pubblico, ammettendo di essersi “molto emozionato e non è scontato alla prima data, è bello riuscire a creare una certa intimità anche in un contesto come un palazzetto, è un ottimo segnale”. A fianco del palco rialzato a più livelli, due grandi schermi sulle note di “Per non perdere noi” trasmettono l’unico video del live, un super 8 in bianco e nero del matrimonio dei genitori di Brunori: “Volevo farci un video ma dopo ‘L’albero delle noci’ non volevo esagerare con l’effetto ‘La vita in diretta’ - ha scherzato ancora -; non voglio fare l’apologia della famiglia, è molto pericoloso in questo momento storico, ma io mi rappresento come sono, racconto la gioia e la fatica di portare avanti le relazioni, che spesso non è raccontata, e anche questo può essere politico, sociale”. Come lo è un brano come “Canzone contro la paura”, scritta nel 2017 e sempre più attuale: “Oggi il mondo è cambiato in peggio, è un momento difficile, in cui chi scrive si chiede se quello che fa può rimanere solo nell’ambito creativo o deve essere netto e dritto, su questo m’interrogo e sono contento di averlo già fatto”.

Sarà anche per questo che con il “popolo brunoriano c’è un rapporto affettivo”: “Siamo davvero partiti dalla gavetta e mi piace che in questo momento storico - ha concluso il cantautore 47enne - uno possa dire che questa cosa ha un sapore, una densità diversa dall’arrivarci in un secondo”. 

Una carriera tutta in levare che sarà coronata da due date speciali con l’orchestra: il 18 giugno al Circo Massimo di Roma e il 3 ottobre all’Arena di Verona.