BUENOS AIRES – L’appuntamento era il 2 maggio, davanti all’Ambasciata d’Italia nella capitale argentina per protestare contro il decreto legge 36/2025, recentemente approvato dal governo italiano. Il decreto modifica le regole sull’acquisizione della cittadinanza per discendenza (iure sanguinis), limitandola ai soli figli e nipoti diretti di cittadini italiani nati in Italia, escludendo quindi bisnipoti, trisnipoti e altre generazioni.
Erano circa 50 i manifestanti, che hanno protestato in modo pacifico, come parte di una mobilitazione coordinata in diverse città dell’America Latina e del mondo, in contemporanea con una veglia a Roma.
I partecipanti hanno espresso preoccupazione e indignazione per una norma che considerano lesiva dei diritti costituzionali.
Una di loro ha spiegato: “Ci siamo organizzati attraverso i social. Siamo tutti consapevoli che il decreto toglie i diritti di cittadinanza a chi è già nato italiano. È incostituzionale. Ci hanno convocato gruppi su WhatsApp, Twitter e altri canali: in tutta l’America e fuori dall’Italia si stanno organizzando veglie nello stesso orario di quella di Roma”.
Un altro manifestante ha evidenziato l’assurdità della situazione: “Se un cittadino italiano ha tre figli, e solo uno riesce ad ottenere il turno per presentare la documentazione, quel figlio diventa cittadino italiano, mentre gli altri due no, solo perché non sono riusciti a prenotare in tempo. È profondamente ingiusto”.
Molti hanno sottolineato come la cittadinanza non sia solo un atto burocratico, ma l’espressione di un’identità. “Io sono trisnipote – racconta una donna – e mio marito è nipote. Dopo più di tre anni sono riuscita ad ottenere un turno per settembre. Questo decreto è stato come una secchiata d’acqua fredda: ho la documentazione pronta da oltre quattro anni”.
La coordinatrice locale della veglia ha dichiarato: “Faccio parte del gruppo di coordinamento in Argentina. C’è un’altra veglia a Rosario”. Sono tutte iniziate alle ore 20, ora locale.
“Sono state presentate 105 proposte di emendamento, ma nessuna difende davvero i principi costituzionali - ha criticato un altro partecipante, riferendosi alla frammentazione che il decreto introdurrebbe –. Alcune includono i bisnipoti, ma con condizioni, come la conoscenza della lingua italiana. Nessuna consente di trasmettere la cittadinanza oltre i nipoti. E anche se io ottenessi la cittadinanza oggi, non potrei trasmetterla a un figlio futuro. È un diritto che si spezza”.
Molti dei presenti hanno espresso il desiderio di vivere in Italia e mantenere viva la cultura italiana. “Abbiamo sempre vissuto la cultura italiana in famiglia – afferma uno dei presenti –. Io ho imparato l’italiano, i miei figli lo stanno studiando. È una cultura che si tramanda da generazioni. Non si può interrompere questo legame con un decreto. Comprendo che qualcuno voglia la cittadinanza solo per viaggiare, ma la soluzione non è limitare i diritti: è ingiusto e incostituzionale”.
Il Decreto Legge 36/2025, approvato il 28 marzo, ha suscitato forti reazioni da parte di cittadini, politici e associazioni italiane all’estero. La manifestazione a Buenos Aires si inserisce in un contesto di proteste internazionali, organizzate per chiedere la revoca del decreto o la sua radicale modifica. Le comunità italodiscendenti temono di essere private di un diritto che considerano legittimo e parte della propria identità.
Anche se la manifestazione non ha avuto i numeri di una folla, il suo significato è stato potente. I presenti hanno lanciato un messaggio chiaro: “Non siamo estranei. Siamo italiani per sangue, per cultura e per diritto. E non smetteremo di lottare per esserlo anche per legge.”