BUENOS AIRES Il governo ha annunciato la chiusura temporanea del centro culturale Haroldo Conti, situato nello Spazio memoria e diritti umani dell’ex-ESMA, per permettere una “ristrutturazione interna”. La misura, comunicata tramite messaggi WhatsApp, interessa quasi novanta lavoratori.

“Il segretario dei Diritti umani informa tutto il personale del centro culturale Haroldo Conti che si procederà alla chiusura dello stesso a partire dal 2 gennaio 2025. Questo al fine di garantire un’adeguata ristrutturazione interna, la riorganizzazione dei gruppi di lavoro e l’analisi della programmazione per l’anno successivo”, si legge nel messaggio.

Il centro culturale – che fa capo alla segreteria dei Diritti umani, guidata da Alberto Baños – non ha un direttore assegnato dall’inizio del 2024.

È stato inoltre comunicato che i lavoratori “rimarranno a disposizione presso i propri domicili, in attesa di convocazioni che saranno inviate per fasi ai fini sopra indicati”.

Il messaggio sottolinea che la decisione di chiudere il centro culturale è volta a “garantire una adeguata ristrutturazione interna, la riorganizzazione dei gruppi di lavoro e l’analisi della programmazione per l’anno successivo”.

Questa mattina, davanti all’ingresso dell’istituzione, agenti della polizia federale controllavano l’accesso dei lavoratori in servizio attraverso una lista con i loro nomi. Le macchine per la rilevazione biometrica dei dati, utilizzate dai lavoratori per registrare la presenza, non erano operative. Baños aveva peraltro annunciato che avrebbe impedito l’accesso al personale che non avesse aderito al piano di dimissioni volontarie proposto dal ministero della Giustizia alcuni mesi fa.

Le reti sociali hanno documentato, nei dintorni della struttura, la presenza di numerosi veicoli della polizia federale argentina.

La ristrutturazione del Conti, secondo quanto affermato, avverrà durante il mese di gennaio. L’obiettivo sarebbe quello di pianificare la programmazione che inizierà a svilupparsi da marzo.

Tuttavia, ad aumentare la preoccupazione, ci sono la mancanza di chiarezza sul futuro delle aree colpite dai tagli e la censura di eventi programmati e successivamente annullati nell’ultimo anno. A cominciare dal Seminario internazionale sulle politiche della memoria, per il quale – dopo 15 anni – nel 2024 è stata negata la sede del Conti.

Sono previste diverse proteste in difesa dello spazio e dei suoi lavoratori, con manifestazioni che sono già iniziate oggi.

Le organizzazioni e i sindacati hanno convocato un’assemblea per questa mattina, di cui non è ancora stato comunicato l’esito. Successivamente, si recheranno al ministero della Giustizia, dove nel frattempo si sono registrati altri licenziamenti.

Domani, alle 11, padre Lorenzo “Toto” de Vedia celebrerà una messa a sostegno dei lavoratori. Nell’annuncio, l’Associazione dei lavoratori dello Stato (ATE, un sindacato di categoria) ha denunciato “licenziamenti di massa, crudeltà, ricatti, persecuzioni e violenze nella segreteria dei Diritti umani’.

L’annuncio della messa di padre Toto de Vedia.

Sabato alle 18 si terrà una fiaccolata davanti al Conti, con lo slogan “Una memoria che brucia. Il Conti in guardia”: una manifestazione di solidarietà che punta a riunire tutta la comunità artistica che ha fatto parte di questo spazio negli ultimi 16 anni.

Il centro culturale Haroldo Conti è stato fondato nel 2008 da Eduardo Jozami (docente universitario, avvocato esperto in diritti umani e giornalista, morto nel 2024), che lo ha diretto fino al 2015, quando si è dimesso per insormontabili divergenze con l’allora presidente Mauricio Macri.

L’annuncio della manifestazione.

Dalla sua fondazione, secondo il gruppo Curadorxs en Diálogo, nato per incentivare il dialogo e gli scambi sulla pratica della curatela, il centro ospita “un’effervescente e attiva agenda di attività artistiche di tutte le pratiche estetiche”. Inoltre, il Conti dispone di “un importantissimo patrimonio di opere donate nel corso della sua storia da artisti visivi fondamentali di tutto il Paese”, un aspetto che, secondo il gruppo, rappresenta motivo di “profonda preoccupazione”, trattandosi di un patrimonio che “appartiene a tutti gli argentini” e che oggi è “in estremo pericolo”.

Nel centro si sviluppano diverse discipline artistiche, come teatro, danza, musica e arti visive. Funziona anche una biblioteca specializzata in diritti umani e memoria, oltre a una cineteca. All’ingresso, una fotogalleria accoglie i visitatori. Il sito ospita una collezione permanente di opere di artisti di primo livello, tra cui León Ferrari e Ricardo Carpani.

Il centro impiega 87 lavoratori, che operano in ambiti come diversità, letteratura, studi sulla memoria, educazione. Cinquanta di loro sarebbero assunti tramite l’ente cooperativo Asociación de concesionarios de automotores de la República Argentina (Acara), al centro delle critiche del governo nelle ultime settimane e alla base dei licenziamenti di massa.

Il ministero della Giustizia, guidato dall’avvocato Mariano Cúneo Libarona, ha comunicato che coloro che lavorano con tale modalità e non aderiranno al programma di dimissioni volontarie saranno licenziati. Tuttavia, quella degli enti cooperativi rappresenta in Argentina una modalità comune di assunzione all’interno della pubblica amministrazione.