SOFIA – In Bulgaria i conservatori del Gerb, il partito dell'ex premier Boyko Borissov, hanno di nuovo vinto le elezioni anticipate di domenica, le settime in tre anni, anche se appaiono ancora una volta privi di una maggioranza sufficiente per governare.

Dai primi risultati diffusi dagli exit poll, si profilano infatti nuove difficoltà per la formazione di un governo stabile, con un Parlamento sempre molto frammentato. In tanti tra analisti e osservatori ritengono che il voto di oggi non abbia risolto affatto la crisi politica ormai cronica in Bulgaria.

Si confermano le previsioni di una netta vittoria del Gerb, il cui leader Borissov in passato ha governato la Bulgaria per quasi dieci anni.

Secondo gli exit poll della Gallup, il Gerb raccoglierebbe il 25,2% dei voti distaccando di circa 10 punti percentuali la seconda forza politica, il partito liberale "Continuiamo il cambiamento" (Pp, 15,7% dei voti), sulla cresta dell'onda negli anni scorsi come principale antagonista del Gerb.

Avanza il partito nazionalista Vazrazhdane ("Rinascita") che da quarta forza nelle elezioni precedenti di giugno, si collocherebbe oggi al terzo posto con il 14,1% dei voti. Seguono altre sei formazioni politiche – compresi socialisti, minoranza turca e populisti – le cui percentuali oscillano tra l'8% e il 4% dei voti, la soglia da superare per entrare nel Parlamento.

Numeri alla mano, i bulgari mandano in Parlamento praticamente le stesse forze politiche della legislazione precedente anche se con diverso numero di seggi e con l'aggiunta di due piccoli nuovi partiti populisti: "Velicie" ("Grandezza") e "Mec" (acronimo di "Morale, Unità, Onore").

Il Gerb di Borissov ha vinto regolarmente diverse elezioni politiche anticipate ma non è mai riuscito a formare un governo stabile. "Faremo ogni compromesso per avere questa volta un governo stabile", aveva promesso Borissov durante la campagna elettorale.

Si intravede in queste sue parole l'intenzione di formare una coalizione euroatlantica, ricorrendo anche ai suoi avversari come i liberali del Pp, i populisti del Itn ("C'è un popolo come questo") e, perché no, anche i socialisti, costi quel che costi.

Considerando che la Bulgaria rappresenta un Paese strategico nel fianco orientale della Nato, andrebbe bene qualsiasi esecutivo fedele all'Alleanza, rilevano diversi osservatori.

Molto bassa, a testimonianza della crescente sfiducia degli elettori nella politica, e di una stanchezza di elezioni continue, è risultata oggi l'affluenza alle urne che, secondo gli exit poll delle varie agenzie, oscilla tra il 33% e il 38% degli elettori, non molto distante dal 34% del voto del giugno scorso, minimo storico dalla caduta del comunismo nel Paese balcanico.