La sceneggiatura di ‘Bullet Train’ è arrivata durante la pandemia quando in tutti c’era una specie di depressione e le persone stavano quasi impazzendo. Ho cominciato a leggerla e quando sono arrivato al personaggio di Bad Bunny ho cominciato a ridere ad alta voce. E poi chi mi mandava il tutto? Il mio amico David Leitch, che era stato il mio stunt man in ‘Fight Club’”. Brad Pitt racconta così il suo nuovo film, “Bullet Train” di David Leitch, dove interpreta appunto il ruolo di Ladybug, un killer disincantato e filosofo determinato a portare a termine il suo sporco lavoro a mani nude su un treno “proiettile” esageratamente veloce. La pellicola Sony, adattamento del romanzo del 2010 “I sette killer dello Shinkansen”, racconta di cinque assassini che si ritrovano su un treno diretto da Tokyo a Morioka con solo poche fermate in mezzo. Durante il viaggio, i cinque killer scoprono che ognuno di loro è lì per la stessa missione e che dunque quel treno supermoderno per loro diventerà l’arena dove sopravvivere. Prendete Quentin Tarantino di “Pulp fiction” e “Le iene”, aggiungete “Dieci piccoli indiani” di Agatha Christie e uno spruzzo di fratelli Coen, quelli di “Fargo” e “Non è un paese per vecchi” e il cocktail micidiale e vincente è fatto. Il tutto, naturalmente, da servire con un buon sushi.
Il film, fedele al romanzo, si svolge come detto su un treno partito da Tokyo e lanciato a 300 all’ora nella campagna giapponese. Durante il tragitto fino alla stazione di Morioka, tempo di percorrenza due ore e mezza (perfetto per una sceneggiatura), gli avvenimenti si susseguono tra colpi di scena, piccoli e grandi drammi, attese tradite e momenti di tensione. Una valigia piena di soldi nascosta in una delle carrozze. Una coppia di criminali che devono portare la valigia e un ragazzo a casa del padre, due killer che ricordano quelli creati da Tarantino in “Pulp Fiction” e interpretati da John Travolta e Samuel L. Jackson, logorroici, eccentrici, fuori di testa, strampalati, talvolta addirittura surreali, un terribile boss famoso per uccidere le persone dopo averle torturate crudelmente.. Ma non sono questi gli unici assassini presenti sul treno. Ce ne sono infatti altri pronti a entrare in azione, altri saliranno alla fine del viaggio per un epilogo memorabile in cui l’influenza di Tarantino sembra evidente. Ed è un po’ un testacoda artistico quello che avviene, con un genere cinematografico che influenza la letteratura e torna poi al cinema. Come nel romanzo della Christie i protagonisti iniziano a morire e non si sa bene chi resterà vivo. fino all’ultimo, straordinario, colpo di scena a cui viene affidato il compito di chiudere la storia.
Ma chi è Ladybug? “È un po’ uno scemo - risponde Pitt - un killer in crisi esistenziale che ha alle spalle un esaurimento nervoso forse anche per quello che gli è successo di negativo sul lavoro. Uno però che dopo un paio di mesi di terapia pensa di avere tutte le risposte e che la sua vita possa ora tornare ad essere piena. E crede anche, lui che è un assassino, che le cose si possano risolvere pacificamente”, continua Pitt - Oscar come miglior attore non protagonista per “C’era una volta Hollywood” - che ultimamente, compiuti i 58 anni, ha rivelato di essere in crisi e di aver sfiorato la depressione. Tra i bastardi sul treno che devono conquistare una ventiquattr’ore in alluminio troviamo Joey King nei panni di Prince, assassina britannica che finge di essere una mite studentessa; Aaron Taylor-Johnson che interpreta l’elegante e spietato Tangerine che viaggia insieme al suo assistito Lemon (Bryan Tyree Henry); Bud Bunny (The Wolf) e Hiroyuki Sanada (Elder). Dice invece il regista Leight (“Deadpool 2”): “Sono stato attratto dall’originalità di questo tipo di film. Ci si diverte, ha dialoghi brillanti, ma la cosa più importante è che i suoi personaggi sono ben delineati. È un divertente thriller d’azione con elementi pazzi e roboanti, ma anche una meditazione sul destino”.
E ancora Leight: “Tutti questi personaggi mostrano però la loro umanità. Ladybug vuole essere una persona migliore e anche quelli interpretati da Brian Tyree Henry e Aaron Taylor-Johnson sono come due fratelli che si prendono cura l’uno dell’altro. Il personaggio di Joey King, è sociopatico, ma ha comunque una dinamica con suo padre in cui tutti possiamo identificarci. Puoi insomma fare un viaggio con tutti questi assassini spietati, ma anche tifare per loro e ridere delle loro battute”. Dice infine Bryan Tyree Henry sulla grande alchimia della coppia formata da lui e Aaron Taylor-Johnson, due “fratelli” criminali, molto tarantiniani, ma allo stesso tempo pieni di affetto l’uno verso l’altro. “Non appena ho incontrato Aaron, è stato come aver trovato un amico con cui passare del tempo, ma anche un collega che ho subito stimato. Grazie a David abbiamo lavorato molto per costruire questa coppia a cui il pubblico si potesse affezionare”.
“Bullet Train” è in programmazione nelle sale australiane.