Fare da ponte tra i calabresi in Argentina e la Regione Calabria. Cristina Borruto è una consulente incaricata dalla Regione in Italia di raccogliere e presentare all’istituzione le domande e le proposte delle singole associazioni e della Faca (la federazione delle associazioni calabresi di tutta l’Argentina).

“Mi occupo soprattutto dell’area culturale – spiega –. Pubblicazione e presentazione di libri, mostre di quadri, feste patronali… Anche se la pandemia ha bloccato l’attività, e solo in questi mesi siamo riusciti a riprendere le fila di un discorso interrotto”.

Nata in Argentina da genitori di Reggio Calabria, un’infanzia passata a Ramos Mejía, nella zona ovest del conurbano di Buenos Aires, ad altissima presenza calabrese, Cristina studia giornalismo e comunicazione. Poi, nel 1989, va a vivere in Italia con quello che era allora suo marito.

“Doveva essere una vacanza per festeggiare il mio compleanno nella terra delle mie radici – ricorda –. Sono rimasta 6 anni”.

Sceglie di vivere in Lombardia, dove si trovava lavoro più facilmente. Sembra il destino dei calabresi: migranti anche in patria.

In Italia nasce Gianina, la prima figlia, oggi avvocata 32enne, mentre il secondogenito, il 28enne Matías, produttore televisivo, arriva dopo il ritorno in Argentina. Intanto Cristina inizia a lavorare con la collettività calabrese e oggi fa parte delle commissioni direttive di buona parte del mondo associativo.

“Mi occupo di ciò che so fare: cultura e rapporti con la stampa – spiega –. Sono la presentatrice degli eventi ufficiali delle associazioni, ma sono anche una referente per ambasciata e consolati”. Sostiene che la sua qualità principale sia la pazienza. “Forse perché ho esperienza come venditrice – racconta –. E mi piace il lavoro di squadra: riunire persone diverse, soprattutto giovani”.

Ma non basta convocarli, per poi lasciarli seduti a guardare. “Bisogna valorizzare il talento, ascoltare e realizzare le loro proposte – afferma –. Portano allegria e freschezza nelle associazioni. Purtroppo questo mondo non riesce a liberarsi di un certo familismo che rende tutto un po’ immobile”.

La soddisfazione più grande è stata proprio la nomina della Regione a consulente.

“Il regalo più bello per il mio lavoro”, sorride orgogliosa.