PISA - Assunta quand’era uomo, cambia sesso e perde il posto di lavoro. Ma il primo round giudiziario sulla delicata e complessa vicenda è a favore dell’azienda. Circa un anno fa la trentenne pisana aveva iniziato la transizione di genere, comunicandolo alla ditta per cui lavorava, ma era stata licenziata: ne è venuto fuori un processo che nei giorni scorsi ha portato alla sentenza di primo grado.
Per il Tribunale del capoluogo toscano non è stata dimostrata la discriminazione alla base del provvedimento che la ditta di Pisa ha sempre ricondotto a esclusive questioni di tipo economico. Anche in giudizio, quindi, al termine del primo grado del processo, è passata la linea dell’azienda che in aula ha dichiarato di aver saputo della volontà del cambio di genere solo successivamente al licenziamento, dovuto secondo la ditta solo alla soppressione per esigenze di bilancio della mansione che svolgeva.
Ma il contenzioso giudiziario proseguirà in Corte d’appello a Firenze. La transgender era stata assunta dalla ditta pisana nel 2023, con un contratto a tempo indeterminato, come tecnico impiantista specializzato, per 40 ore settimanali (per la ditta invece era addetta al controllo). Nel dicembre dello stesso anno, stando al resoconto processuale, era stata costretta a stare a casa, a causa di stress e ansia sopraggiunti per la situazione lavorativa a cui era sottoposta, e in particolare per i turni di lavoro molto serrati.