RIAD - Re Salman dell’Arabia Saudita ha sostituito il ministro dell’Energia Khalid al-Falih, in carica dal 2016, nominando, per uno dei più importanti ruoli dell’esecutivo, suo figlio, il principe Abdulaziz bin Salman.
Il nuovo ministro entra ai vertici del dicastero più strategico dell’Arabia Saudita con una lunga esperienza nel settore, e sembra poter garantire continuità a uno dei più importanti Paesi esportatori di greggio del mondo.
In questa direzione può essere interpretata la sua prima uscita, con la quale ha aperto un probabile fronte di contrasto con gli Stati Uniti, avendo parlato chiaramente delle intenzioni dell’Arabia Saudita di sviluppare il settore dell’energia nucleare per uso civile seguendo l’intero ciclo. Arricchimento dell’urano, in pratica, attività che Washington non guarda certamente con favore, visti i possibili utilizzi anche nel settore militare.
Riad ha in programma di lanciare un’offerta multimiliardaria nel 2020 per costruire i suoi primi due reattori nucleari e ha tenuto colloqui preliminari con aziende di Stati Uniti, Russia, Corea del Sud, Cina e Francia per il progetto.
Ma perché le società statunitensi possano partecipare al bando per il progetto dell’Arabia Saudita, Riad dovrebbe sottoscrivere con Washington un accordo che la impegni a un uso esclusivamente a titolo civile (e pacifico) della tecnologia nucleare con Washington, noto come “section 123 agreement”, che è un accordo di cooperazione che funge da pre-requisito per eventuali accordi sul nucleare.
Dan Brouillette, il vice segretario statunitense all’Energia, ha ribadito che anche se Riad dovesse firmare un accordo con aziende sudcoreane, sarebbe comunque obbligata a sottoscrivere l’accordo 123 e, possibilmente anche il Protocollo aggiuntivo dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica sulle garanzie supplementari per la verifica della tecnologia nucleare per applicazioni pacifiche.
Finora il regno saudito ha resistito alla sottoscrizione di entrambi gli accordi.
“A nostro avviso, almeno in parte è una tecnologia americana che loro (la Corea del Sud, ndr) venderanno. Abbiamo chiarito che non consentiremo che avvenga alcuna cessione di prodotti tecnologici senza un adeguato coinvolgimento e approvazione degli Stati Uniti”, ha affermato Brouillette.
“Penso che sia un tema su cui dobbiamo lavorare con loro”, ha poi ribadito il vice segretario di Stato a margine di un convegno ad Abu Dhabi a cui partecipava anche Abdulaziz. Quanto al petrolio, il neo ministro sembra avere tranquillizzato, almeno per il momento, i mercati: le quotazioni del greggio hanno reagito con un rialzo di circa il 3% (il Brent ha sfiorato 63 dollari al barile) alle sue prime dichiarazioni da ministro, tutte tese a rassicurare che non c’è “nessun cambio radicale” in vista.