ROMA - ‘Campo largo’ ma non larghissimo per Pasquale Tridico, in Calabria. Il capo delegazione del Movimento 5 stelle a Strasburgo è ufficialmente il candidato del centrosinistra alle prossime Regionali. Sostenuto da 11 forze politiche, dal Pd allo stesso M5s, da Avs a Italia viva fino a Demos e Rifondazione comunista, tranne il partito di Carlo Calenda. Dopo le Marche, il Veneto e la Toscana, il fronte progressista riempie quindi un’altra casella con un nome condiviso per le elezioni d’autunno. A sinistra mancano all’appello i nomi per Puglia e Campania.
Nella prima, regna lo stallo tra l’ultimatum posto da Antonio Decaro, per poter “essere un presidente libero” e non “ostaggio delle decisioni di chi mi ha preceduto”, e l’attesa di un passo di lato di Michele Emiliano e Nichi Vendola, in corsa da consiglieri regionali. E ora si aggiunge l’irritazione di Nicola Fratoianni che alle condizioni del probabile candidato ribatte tranchant: “Le nostre liste in Puglia le decidiamo noi. Non Decaro” rigettando l’ipotesi di un “duopolio”. Un quadro più definito quello campano, anche se l’ufficializzazione di Roberto Fico, l’ex presidente della Camera su cui dovrebbe convergere tutta la coalizione, ancora non c’è.
Del resto le caselle sono vuote pure nel fronte opposto: il centrodestra ha indicato candidati solo laddove ha già propri governatori, uscenti. Come Francesco Acquaroli nelle Marche e Roberto Occhiuto in Calabria. Lasciando in standby anche uno storico feudo della Lega come il Veneto. Qui pesa la figura di Luca Zaia, il ‘doge’ che non può più ricandidarsi e di cui però non si riesce a trovare un successore che metta d’accordo tutti. Nel frattempo e in attesa di un vertice dei leader, invocato e rinviato ormai da mesi, Matteo Salvini ripete il suo refrain sul Veneto: “Squadra che vince non si cambia”. E ricorda che lì “la Lega governa da tanti anni e ha uno dei migliori governatori che è Zaia”, lasciando insomma sul tavolo l’ombra di una lista del governatore che rischia di catalizzare gran parte dei consensi.
Intanto, come detto, è il turno della Calabria e a esultare è la sinistra per il punto fermo segnato. Nella regione dove il ritorno alle urne è arrivato a sorpresa, l’operazione del ‘campo largo’ è riuscita in tempi quasi da record. La benedizione di Tridico è arrivata a Lamezia Terme in una riunione allargatissima con i rappresentanti locali del campo largo. Compresi quelli di Azione. Ma la linea del partito è un’altra, tracciata e ribadita dal segretario. Le parole di Calenda non sono equivocabili: “Non ci saranno liste di Azione a sostegno di candidati dei 5S alle elezioni regionali. Allo stesso modo Azione non sosterrà candidati del Pd che si piegano ai programmi imposti dai 5 Stelle”.
Il ‘campo largo’ ha dunque un problema al centro. Calenda si smarca anche dall’alleanza in Toscana accusando il Pd di aver stretto con il M5s un patto con “tanti desiderata ideologici”, e Matteo Renzi lo esorta a soprassedere, perché “se crediamo nel bipolarismo è evidente che ci si debba alleare con compagni di strada anche lontani dalle nostre idee”. Torna quindi il braccio di ferro tra le due anime dell’ormai scomparso Terzo polo, una dinamica in cui s’inserisce il corteggiamento del centrodestra nei confronti di Azione, soprattutto in Campania e in vista della lunga marcia verso le elezioni amministrative a Milano.