CANBERRA - Il governo Albanese ha dato il proprio assenso all’aumento della partecipazione del colosso sudcoreano Hanwha in Austal, storico costruttore navale con sede a Perth, fissando però una serie di condizioni per tutelare gli interessi strategici nazionali e rassicurare il Giappone, da settimane preoccupato dall’operazione.
Hanwha potrà così raddoppiare la sua quota dal 9,9 al 19,9 per cento, restando comunque azionista di minoranza. L’annuncio è stato dato dal ministro del Tesoro Jim Chalmers, che ha spiegato come la decisione sia frutto di un processo “approfondito e rigoroso”, basato sulle raccomandazioni del Foreign Investment Review Board.
“La mia decisione non è stata presa alla leggera - ha affermato Chalmers -. Abbiamo valutato con attenzione tutti gli aspetti economici, di sicurezza nazionale e di interesse strategico”.
Il dossier è particolarmente delicato perché Austal è destinata a costruire in Australia le nuove fregate Mogami di progettazione giapponese, dopo che Mitsubishi Heavy Industries è stata selezionata per un programma da 10 miliardi di dollari. Tokyo aveva espresso forti perplessità sulla possibile espansione di Hanwha, alla luce delle tensioni storico-politiche tra Giappone e Corea del Sud e del rischio percepito di compromissione della proprietà intellettuale.
L’ambasciatore giapponese Kazuhiro Suzuki aveva avvertito che un via libera avrebbe comportato “una certa reazione” da parte del suo governo, mettendo Canberra in una posizione diplomatica complessa. L’Australia, però, intende rafforzare la cooperazione con Tokyo sul piano della difesa, in un contesto di crescente assertività cinese nell’Indo-Pacifico.
Per questo il governo ha imposto condizioni molto rigide all’ingresso di Hanwha. Tra queste: accesso limitato alle informazioni sensibili, obblighi stringenti sulla loro conservazione e criteri severi per eventuali rappresentanti del gruppo sudcoreano nel consiglio di amministrazione di Austal. Obiettivo: blindare know-how e infrastrutture strategiche.
Nelle scorse settimane il ministro della Difesa Richard Marles ha discusso il dossier con il suo omologo giapponese Shinjiro Koizumi, nel tentativo di rassicurare Tokyo e mantenere il programma Mogami su binari stabili.
Con la decisione odierna, Canberra cerca dunque un difficile equilibrio tra attrarre investimenti alleati, proteggere le filiere della difesa e preservare la fiducia del Giappone, partner cruciale nel nuovo schieramento strategico dell’Indo-Pacifico.