CANBERRA - L’attenzione è cresciuta dopo il recente intervento del direttore generale dell’ASIO, Mike Burgess, che ha messo in guardia contro le crescenti attività di spionaggio straniero rivolte non solo a tecnologie avanzate e investimenti strategici, ma anche alla ricerca antartica. Secondo Burgess, attori nazionali stanno “aggressivamente” raccogliendo informazioni su progetti scientifici e industriali con possibili applicazioni dal duplice uso, civile e militare.

L’allarme viene elevato in un contesto di crescente competizione geopolitica nel Continente Bianco. Negli ultimi anni, Cina e Russia hanno bloccato iniziative per la creazione di nuove aree marine protette, Pechino ha annunciato la costruzione di una sesta base antartica e Mosca ha condotto rilievi sismici nel Mare di Ross che, secondo alcuni analisti, potrebbero preludere a future attività di prospezione di risorse.

Il ministro federale dell’Ambiente Murray Watt ha riconosciuto la dimensione strategica del problema, dichiarando che l’Antartide “è uno spazio conteso, come molte altre aree del mondo” e che l’Australia deve mantenere un coinvolgimento attivo per tutelare i propri interessi. Nonostante ciò, la recente Strategia Nazionale di Difesa non fa alcun riferimento specifico all’Oceano Australe, una lacuna che secondo diversi osservatori andrebbe colmata.

Parallelamente, documenti ottenuti tramite richieste di accesso agli atti hanno rivelato che lo scorso anno sono stati tenuti incontri tra il governo della Tasmania e l’Australian Strategic Policy Institute (ASPI) per valutare la creazione di un programma di ricerca sulla sicurezza del dominio australe. L’iniziativa, ribattezzata “Southern Domain Security Program”, avrebbe prodotto studi e raccomandazioni per rafforzare la presenza australiana tra la Tasmania e l’Antartide, promuovendo anche iniziative congiunte con alleati e investimenti infrastrutturali strategici.

Nonostante il riconoscimento del potenziale valore del progetto, il premier della Tasmania Jeremy Rockliff ha respinto la richiesta di finanziamento, sostenendo che le questioni di sicurezza nazionale debbano essere gestite dal governo federale. ASPI ha espresso delusione per la decisione ma continua a cercare fondi, anche attraverso potenziali sponsor stranieri, per avviare il programma.

La sfida per Canberra sarà quindi duplice: rafforzare la propria leadership scientifica e diplomatica nell’Antartide e, al tempo stesso, proteggere i dati e le tecnologie sensibili da possibili interferenze straniere, evitando di lasciare vuoti strategici che altri attori potrebbero colmare.