ROMA - Il direttore di Fanpage Francesco Cancellato e il cappellano di Mediterranea don Mattia Ferrari sono stati oggetto di intercettazione, ma non da parte dei servizi segreti italiani.
Diversa, invece, la situazione per il capomissione dell’ong Luca Casarini, l’armatore Giuseppe Caccia e il portavoce di Refugees in Libya, David Yambio: i loro dispositivi sono stati messi sotto controllo “non in qualità di attivisti per i diritti umani”, ma nell’ambito di altre operazioni condotte dai servizi.
Lo scrive nero su bianco il Copasir che, a sei mesi dall’esplosione del caso Paragon in Italia, ha approvato all’unanimità la relazione finale sullo spyware che, secondo quanto riferisce il Comitato, ha infettato 61 utenze in tutta Europa, sette delle quali in Italia.
Si tratta di una relazione di 24 pagine, in cui l’organismo parlamentare – presieduto dall’ex ministro Lorenzo Guerini – ricostruisce con precisione i fatti avvenuti nei mesi scorsi, quando alcuni attivisti di Mediterranea (Casarini, Caccia e don Mattia), due giornalisti di Fanpage (il direttore Cancellato e Ciro Pellegrino) e l’attivista sudanese David Yambio denunciarono di essere stati avvisati da Meta e Apple della violazione dei propri dispositivi.
In quell’occasione si fece subito il nome di Graphite, spyware prodotto dall’azienda israeliana Paragon Solutions, capace di infettare i telefoni tramite un semplice messaggio su WhatsApp, senza bisogno di cliccare alcun link.
Dopo mesi di audizioni, il Copasir presenta un’analisi dettagliata dei fatti, basata sia sulle testimonianze raccolte sia sui sopralluoghi effettuati presso le sedi dei servizi segreti.
Il Comitato conferma che Graphite è in uso all’Aise dal 23 gennaio 2024 e all’Aisi già dal 2023, “per attività di raccolta informativa nei settori del contrasto all’immigrazione clandestina, ricerca di latitanti, contrabbando di idrocarburi, controspionaggio, contrasto al terrorismo e alla criminalità organizzata, nonché per le attività di sicurezza interne all’Agenzia stessa”.
Proprio questi sarebbero i presupposti che hanno portato all’intercettazione di Casarini e Caccia, i cui nomi erano già attenzionati dai servizi sin dal 2020.
Nelle conclusioni, il Copasir solleva un problema: il caso Paragon ha fatto emergere il rischio di rendere pubbliche operazioni di intelligence legittimamente autorizzate. In altre parole, gli avvisi inviati dalle piattaforme di messaggistica ai clienti – quando rilevano una violazione della privacy – rischiano di compromettere indagini riservate dei servizi o della magistratura.
Inevitabile la polemica politica. Fratelli d’Italia fa quadrato: “Il Copasir smentisce in maniera netta la narrazione alimentata dall’opposizione e dai media di riferimento, secondo cui esistessero attività di dossieraggio riconducibili al governo Meloni o alla maggioranza di centrodestra”, dichiara il capogruppo alla Camera, Galeazzo Bignami.
Di segno opposto il commento di Angelo Bonelli, deputato di Avs e co-portavoce di Europa Verde, che chiede chiarezza su chi abbia intercettato Cancellato, Pellegrino e don Mattia.
“Com’è possibile che ruoli nevralgici per la nostra democrazia, come l’informazione, siano sottoposti ad attività di spionaggio, e che la nostra intelligence non sia nelle condizioni di sapere chi ne sia il mandante?”, domanda.