RICHMOND - Tra i servizi colpiti figurano Snapchat, Reddit, Duolingo, Roblox e diverse piattaforme di consegna e streaming.

Secondo Amazon, il problema è stato “completamente mitigato”, anche se molti utenti hanno continuato a segnalare difficoltà di accesso. L’interruzione, durata oltre nove ore, è stata la più estesa dal crash di CrowdStrike del 2024, che aveva bloccato ospedali, banche e aeroporti in vari Paesi.

Il guasto è stato ricondotto a un malfunzionamento del sistema DNS (Domain Name System), che ha impedito ai servizi di localizzare correttamente l’indirizzo del database DynamoDB, utilizzato da migliaia di applicazioni per gestire dati e profili utente. AWS ha precisato che l’errore ha avuto origine all’interno della rete EC2 (Elastic Compute Cloud), che fornisce capacità di calcolo on-demand a imprese e sviluppatori.

Durante le prime ore del blocco, le pagine di stato di AWS segnalavano problemi ai load balancer interni, i sistemi che smistano il traffico tra i server, e al servizio Lambda, che consente di eseguire codice su richiesta. “Stiamo adottando misure per ripristinare pienamente il sistema interno Lambda,” si leggeva in un aggiornamento tecnico.

L’interruzione ha messo in luce ancora una volta la fragilità dell’infrastruttura digitale globale, sempre più dipendente da pochi colossi del cloud. AWS è oggi il principale fornitore mondiale di servizi informatici su richiesta, seguito da Microsoft Azure e Google Cloud. Quando una delle sue regioni cade, le conseguenze si propagano a catena: app di social media, videogiochi, piattaforme di trading e persino sistemi governativi finiscono offline.

Il professore di informatica Ken Birman, della Cornell University, ha commentato che molti sviluppatori trascurano di implementare meccanismi di tolleranza ai guasti: “Amazon fornisce strumenti per evitare questi blocchi, ma se le aziende scelgono di risparmiare e non li usano, queste conseguenze sono inevitabili”.

Secondo il sito di monitoraggio Downdetector, oltre mille aziende sono state interessate. Tra i servizi colpiti figurano anche Coinbase, Robinhood, Uber (Lyft) e perfino i sistemi interni di Amazon, come Prime Video e Alexa. Nel pomeriggio di lunedì, la maggior parte delle piattaforme era tornata operativa, ma l’episodio ha riacceso il dibattito sulla dipendenza critica dal cloud e sulla necessità di ridondanze più solide per evitare futuri collassi digitali.