PESARO - Immigrati venivano impiegati per il volantinaggio, con una paga di 30 euro al giorno, così i carabinieri dell’ispettorato del lavoro pesarese hanno denunciato a piede libero per “caporalato” sei pakistani che gestivano il lavoro di diversi connazionali e non, tutti senza contratto né tutele, a cui facevano consegnare pubblicazioni pubblicitarie nelle cassette delle poste in bicicletta o a piedi. 
I responsabili delle società di volantinaggio, come hanno dimostrato gli investigatori, avevano costituito alcune ditte individuali, o società, tutte riconducibili a cittadini originari del Pakistan, il cui principale scopo era quello di allargare il proprio giro d’affari con l’impiego di manodopera completamente “irregolare”, mediante appunto l’appalto di lavori di distribuzione di materiale pubblicitario per le più grandi catene nazionali. 
I lavoratori, privi di mezzi di sussistenza alternativi e costretti a vivere in condizioni più che precarie, venivano reclutati e trasportati nella provincia di Pesaro e Urbino, ma anche in quella di Ancona, con furgoni fatiscenti e insicuri. 
Tutti erano costretti a lavorare in condizioni indecorose e sotto continua sorveglianza: dal momento che seguivano tragitti prestabiliti erano controllati da un capo squadra, oltre a venire monitorati tramite sistemi Gps. Erano impiegati anche per più di 11-12 ore di lavoro al giorno, per 5 o 6 giorni alla settimana, violando ripetutamente la normativa in materia di orario di lavoro e riposo. Il tutto ricevendo, come detto, la misera retribuzione di 30 euro al giorno, rigorosamente “in nero”: per l’assunzione il lavoratore doveva contribuire alle spese connesse con la regolarizzazione, utile per la presentazione di documentazione idonea dinanzi alla Commissione per il riconoscimento della protezione internazionale anconetana. In più, gli immigrati erano costretti a vivere in alloggi degradati, peraltro affittati dal datore di lavoro. 
Gli investigatori hanno rilevato veri e propri dormitori non conformi, talvolta privi di riscaldamento e di acqua, e in condizioni igienico-sanitarie decisamente  precarie. Ai lavoratori sfruttati non venivano nemmeno garantiti i diritti in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro. I militari del Nucleo Tutela del Lavoro di Pesaro e Urbino, insieme con funzionari Inps e Inail, dopo le approfondite attività investigative, contraddistinte da numerosi riscontri, rilievi e pedinamenti, nonché dall’acquisizione di numerose testimonianze, sia da parte di lavoratori che da altre persone informate sui fatti, e di documenti, hanno denunciato sei stranieri in quanto ritenuti responsabili del reato di “intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro”. 
L’indagine ha consentito di accertare un importo della retribuzione evasa sulla quale vengono calcolati i contributi previdenziali per ogni lavoratore di ben 900.000 euro e un’evasione contributiva di 400.000 euro circa; ben 70 i lavoratori in nero trovati durante le verifiche. Per le irregolarità accertate sono state notificate sanzioni per 730.000 euro circa.