La parte del reddito destinata all’affitto ha raggiunto il livello più alto dal 2014, stando alle conclusioni dell’ultima ricerca condotta dagli analisti di ANZ in collaborazione con la società di dati immobiliari CoreLogic.

Il rapporto ha rivelato che la famiglia con reddito medio si trova a dover accantonare il 30,8% del proprio reddito per pagare un nuovo contratto di locazione.

Il quadro si fa parecchio più buio per le famiglie a basso reddito, il 25% delle quali, quelle in condizioni economiche particolarmente avverse, arrivano a dover usare per l’affitto di casa il 51,6% dei loro introiti.

Questa fascia rientra nella regola del “30/40” dello stress per alloggio, dove il 40% dei redditi più bassi spende più del 30% per l’alloggio.

Il rapporto fa osservare che c’è sempre stata una grande differenza nell’accessibilità degli alloggi tra gli affittuari a medio e quelli a basso reddito, ma questo divario si sta allargando, suggerendo che le famiglie meno abbienti sono state colpite molto più duramente dall’aumento degli affitti.

Il capo della ricerca di CoreLogic Australia, Eliza Owen, sostiene che si sono verificati alcuni “momenti cardine straordinari” che hanno determinato l’incremento della domanda di case in affitto, includendo i seguenti due fattori: in questo momento è minore il numero di persone per abitazione, e i numeri dell’immigrazione in Australia sono esplosi.

Ad aggravare la situazione ci si è messa la contingenza economica che non favorisce chi acquista case per affittarle quale forma di investimento, riducendo il flusso dell’offerta di locazione.

“Il prezzo degli affitti è aumentato in maniera considerevole, dall’altra parte i rialzi dei tassi d’interesse e le pressioni negative sul settore delle costruzioni hanno rallentato il tasso di completamento delle nuove abitazioni”, ha spiegato Owen.

Un leggero aumento del numero dei mutui concessi agli investitori starebbe ad indicare che sono in arrivo nuove abitazioni in affitto, ma ci vorrà del tempo per vederne i risultati.

Con l’1,1% a livello nazionale, il tasso delle case vacanti disponibili per l’affitto resta ben al di sotto della media del 3% registrata negli ultimi dieci anni.

Situazione che si riflette sul numero di inserzioni di offerte di affitto.

Felicity Emmett, economista senior del gruppo ANZ, sostiene che il periodo di incertezza economica sta influenzando negativamente le vendite nel mercato privato, lasciando un numero maggiore di persone senza altra scelta che continuare a rimanere in alloggi in affitto.

“In concomitanza con il calo del numero delle case popolari, le pressioni sulla domanda di affitti si fanno sentire su tutte le fasce di reddito”, ha affermato Emmett.