MELBOURNE - Terzo anno di università, doppio corso in legge e in italiano, e una certezza: la lingua del Bel Paese non sarà mai solo una materia scolastica, ma una componente essenziale della sua vita.
Ne è convinta Caroline Emery, studentessa della Monash University che, con un filo di nostalgia nella voce, ha raccontato: “Questo è stato il mio ultimo semestre di italiano. Ho frequentato i corsi avanzati e concludo qui. Mi dispiace, perché lo studio dell’italiano è stato una parte fondamentale del mio percorso”.
L’Italia, per Caroline, non è rimasta confinata nelle pagine dei libri o nel legame speciale che la lega alla nonna materna: lo scorso anno ha, infatti, trascorso due settimane a Prato, al campus della Monash University. Un’esperienza che definisce indimenticabile durante la quale ha approfondito due temi importanti del nostro tempo, come il sovra-turismo (overturism) nelle Cinque Terre e la fast fashion, tema che ha approfondito visitando anche alcune aziende di abbigliamento che creano abiti sostenibili.
“Ho imparato tanto sui materiali, le stoffe e i processi di produzione dell’industria tessile”.
Per la studentessa, quel viaggio è stato più di un corso intensivo: è stato una straordinaria esperienza personale e un’immersione culturale che l’ha convinta a volerci tornare “ogni anno”, ammette, aggiungendo che la prossima volta vorrebbe “viaggiare di più”. E mentre accarezza l’idea del prossimo soggiorno italiano, Caroline coltiva la lingua e la cultura italiana da questa parte del mondo, continuando a costruire un solido ponte con le sue radici e con il futuro che si è immaginata.
Alla Monash University è membro attivo dell’Italian Club, di cui cura i rapporti con gli sponsor, un ruolo che l’ha sorpresa positivamente:
“Ho scoperto la generosità incredibile della comunità italo-australiana. L’anno scorso avevamo ventisei sponsor; quest’anno sono ancora di più, tra nomi importanti e piccole attività, associazioni culturali: tutti pronti ad aiutarci. Non offrono solo fondi, ma anche premi per la lotteria, esperienze, prodotti tipici”. Un abbraccio comunitario che l’ha molto colpita.
Per l’associazione studentesca di cui Caroline fa parte, il momento più importante dell’anno è il ballo, una tradizione che coinvolge studenti, famiglie e amici. Questa edizione, ispirata a ‘La dolce vita’, si terrà in una nuova cornice, quella del Kooyong Lawn Tennis Club di Toorak e prevede la partecipazione di circa duecento persone.
“È più di una festa: è un modo per celebrare la cultura italiana, per ritrovarci, per sentirci parte di qualcosa di più grande. Ci sarà musica dal vivo, forse un gruppo di musica tradizionale e, sicuramente, tanta energia”, ha assicurato.
In corrispondenza della fine dei suoi studi di italiano, Caroline ha anche ricevuto un riconoscimento importante, vedendosi consegnare il premio della Società Dante Alighieri per l’eccellenza, dedicato agli studenti più meritevoli.
Parlando della cerimonia di consegna del riconoscimento, l’ha ricordata come un momento speciale: “Sentire le parole del presidente Dominic Barbaro, condividere il momento con altri studenti, ricevere il premio davanti a mia nonna: tutto questo resterà con me per sempre. Ho partecipato ai concorsi di recitazione poetica per anni, anche recitando passi di Dante”.
La motivazione allo studio, scaturita dalla volontà di parlare con i nonni nella loro lingua madre, non ha mai abbandonato Caroline, che all’aspetto affettivo ha intrecciato negli anni quello della passione linguistica: “Ho iniziato a studiare italiano per i nonni, mia nonna in particolare. Lei parla un mix di italiano e dialetto, quindi con lei usiamo tutte le lingue insieme: inglese, italiano e calabrese”, un modo tutto loro di comprendersi e dimostrarsi affetto.
“I sacrifici che i miei nonni hanno fatto, emigrando qui, sono per me un’ispirazione continua”, e dalla loro storia nasce anche il progetto di unire la giurisprudenza alla lingua italiana nel futuro.
“Vorrei lavorare con i migranti, occuparmi dei loro diritti. Voglio che l’italiano faccia parte della mia professione. Poter parlare con i clienti nella loro lingua, farli sentire accolti: ecco cosa sogno”.