MELBOURNE – L’ex direttore del Partito liberale del Victoria non verrà deferito all’Alta corte per aver autorizzato la stampa e l’affissione di cartelli elettorali “fuorvianti e ingannevoli”, prodotti per apparire come cartelli della Commissione elettorale.
Lo ha deciso il Tribunale federale, giovedì scorso, nonostante Simon Frost avesse ammesso che i cartelli che invitavano gli elettori a votare ‘liberale’, in mandarino, usati alle urne nel 2019, erano stati prodotti deliberatamente, negli stessi colori e con gli stessi caratteri usati dalla Commissione elettorale.
I giudici del Tribunale federale James Allsop, Andrew Greenwood e Anthony Besanko dovevano decidere il deferimento di Frost, dopo aver deliberato a dicembre, che l’elezione dei candidati liberali Gladys Liu a Chisholm e il ministro del Tesoro Josh Frydenberg a Kooyong non era stata influenzata dai cartelli.
I giudici hanno deciso che i cartelli potevano risultare “fuorvianti e ingannevoli” solo se affissi accanto a quelli della Commissione elettorale.
“Non abbiamo rilevato alcuna prova nel procedimento (resosi necessario dalla denuncia di un’attivista sul clima, Vanessa Garbett, che vive nel collegio elettorale di Chisholm, ndr), che Frost abbia agito in maniera illegale”, si legge nel giudizio del Tribunale.
I due cartelli, uno con caratteri cinesi tradizionali e uno invece semplificato, sono stati affissi nel Victoria e recavano la scritta: “Per votare correttamente scrivete ‘1’ nella casella del candidato liberale”.