PATRICA (Frosinone) - A due anni dal lancio della campagna del Comune di Patrica delle case a un euro il risultato è poco confortante: solo per una, stando a quanto ha fatto sapere il sindaco Lucio Fiordalisio, è stata conclusa una compravendita. L’idea ha riscosso tanto interesse, ma ha messo in luce anche altrettante difficoltà per venire a capo di un problema gigantesco: l’abbandono dei centri storici. 
Eppure sul piano mediatico l’iniziativa aveva riscosso un certo successo. Il Comune era stato subissato da numerose richieste di informazioni, molte delle quali provenienti anche dall’estero. Cina, Finlandia, tanto per citarne qualcuno. “Tra gli interessati - ha raccontato il sindaco - pure qualche volto noto della televisione”. Tanto clamore, però, si è risolto con un nulla di fatto, o quasi. E non per colpa dell’ente che il suo ha provato a farlo. 
Il Comune, nell’avviare il progetto delle case a un euro, aveva individuato 38 edifici fatiscenti. A quel punto dovevano essere i proprietari degli immobili a fare un passo avanti, dando la disponibilità a partecipare alla campagna attraverso una convenzione con il Comune patricano. 
“Non ci aspettavamo una risposta del genere. E questo ci ha convinto ancora più del fatto che questa è la strada giusta per riqualificare il centro storico, ma il progetto va perfezionato”, ha ammesso il sindaco Fiordalisio. Se l’idea di rilanciare un centro storico vendendo le case ad un euro può essere accattivante, la realtà è un tantino più complicata. 
Innanzitutto i vantaggi a vendere la propria casa a un prezzo simbolico (questo per evitare che la donazione possa essere impugnata dagli eredi) non sono così scontati. La tassazione sugli immobili fatiscenti e disabitati è agevolata, quando non del tutto assente. Quindi meglio lasciare che la casa vada in malora, piuttosto che liberarsene a un euro. “Noi l’avevamo pensata come un’iniziativa a favore dei proprietari”, ha detto il primo cittadino. Così non è stata interpretata. Anche perché per questi immobili il problema principale sono proprio i proprietari. Spesso, trattandosi di vecchie case, ci sono di mezzo tanti eredi con tutte le varianti del caso: non si mettono d’accordo, sono in lite tra loro, oppure sono emigrati.
Ma può capitare anche che le abitazioni, o parti di esse, siano state pignorate. Insomma, un bel caos. Che vanifica ogni possibilità di mettere a disposizione del Comune gli immobili. E le case vendute a un euro, con l’obbligo dell’acquirente di accollarsi le spese per le pratiche e di ultimare il restauro entro tre anni dalla compravendita, restano un sogno. 
Nel frattempo i centri storici si spopolano, trasformandosi in piccole borghi fantasma. Delle case non si prende più cura nessuno, il degrado avanza, sconfinando spesso in problemi di sicurezza per la pubblica incolumità. 
I sindaci firmano le ordinanze per l’immediato ripristino dei luoghi e torna il problema dei proprietari. 
Con numeri che mettono paura: gli immobili catalogati come “degradati” sono 28.596 a fronte di 410.813 “sani”, con un rapporto pari al 6,96%.