ROMA - L’Aula della Camera ha respinto la mozione di sfiducia presentata dall’opposizione contro il ministro alla Giustizia Carlo Nordio dopo il caso Almasri. 

I voti contrari alla sfiducia sono stati 215, quelli a favore 119. Il gruppo di Azione non ha seguito il resto delle opposizioni, scegliendo di non partecipare al voto. 

“Il Parlamento è sovrano e qualsiasi cosa decida rappresenta la volontà del popolo, e questo mi rende soddisfatto perché sono un democratico. Quando il Parlamento decide, comunque decida, io aderisco alle sue decisioni”, ha dichiarato il ministro della Giustizia dopo il voto.  

Sulla riforma della giustizia, quindi, “non si arretra neanche di un centimetro”, ha garantito il Guardasigilli. 

Il testo respinto a Montecitorio, nella richiesta di dimissioni, sosteneva che il ministro della giustizia, “non dando seguito alla richiesta di mandato d’arresto della Corte penale internazionale” nei confronti del generale Almasri si sarebbe posto in “aperto contrasto con il dettato costituzionale”, in particolare con l’articolo 10, che impone il rispetto delle norme di diritto internazionale generalmente riconosciute e dei trattati. 

La mozione, a firma Pd, M5S, Avs e Iv, concludeva con una richiesta di dimissioni immediate da parte del ministro. 

Nel suo intervento Nordio ricorda che nella seduta precedente è stato indicato come responsabile di numerose altre mancanze del sistema della giustizia, dai suicidi in carcere ai magistrati fuori ruolo, dall’obbligatorietà dell’azione penale al problema delle madri detenute, e accusa l’opposizione sostenendo che tutto ciò ricorda “i libelli dell’inquisizione, mancano solo le accuse finali di simonia e bestemmia”. 

Il ministro fa quindi notare che il suo ruolo “non è quella di un passacarte, ma di un organismo che deve attivare un’attività istruttoria o pre-istruttoria", anche nei confronti di altri organi di governo e non di governo, e lo può fare quando gli atti che arrivano dalla Corte penale internazionale sono “poco convincenti o rivelano dubbi e inesattezze”, e in questo caso “le avrebbero mostrate nella parte fondamentale, quella del tempus commissi delicti”. 

Che quel provvedimento della Corte penale internazionale fosse completamente sbagliato, aggiunge, sarebbe stato dimostrato anche dalla stessa Corte che, dopo sei giorni, ha cambiato completamente il testo modificando “un elemento strutturale del reato, il tempo del reato commesso”. 

Nordio ammette che la cosa che più lo lascia perplesso sono le osservazioni che, secondo il ministro, “avrebbero potuto e dovuto essere mantenute in una dialettica urbana, civile, pacata, sia pure nella doverosa polemica politica, sono state invece molto spesso esasperate nel linguaggio, nei toni e nelle stesse conclusioni”, aggiungendo che “si va sempre a finire con ’vuole favorire la mafia, la delinquenza organizzata’, e tutta una serie di cose che suonano come offensive o quanto meno antipatiche”. 

Azione, sulla mozione di sfiducia, non segue le altre opposizioni. Pur condividendo tutte le critiche al ministro della Giustizia sul caso Almasri, il partito manifesta “totale perplessità rispetto all’efficacia della mozione di sfiducia”, come ha detto in Aula il deputato Antonio D’Alessio in dichiarazione di voto per il partito.  

“E’ la mancanza di chiarezza che ha fatto indignare l’Aula”, ma “noi non condividiamo lo strumento della mozione di sfiducia che diventa un boomerang”, ha aggiunto. 

Non sembra avere dubbi, invece, Maria Elena Boschi (Iv), che sul caso Almasri respinge la giustificazione del Guardasigilli sul cavillo giuridico e attacca: “Lei ha mentito a quest’Aula ed è per questo che secondo noi deve dimettersi”, ha dichiarato, aggiungendo che “nessun italiano” crede alla sua versione. 

Anche secondo la segretaria del Pd, Elly Schlein, il ministro Nordio avrebbe potuto, “ma non ha scelto, di far rimanere in carcere un torturatore”, e chiede: “Chi le ha chiesto di stare fermo? È stata Meloni? Deve dirci la verità”. 

Secondo la leader dem, infatti, il Guardiasigilli non si è mosso perché altrimenti sarebbe emerso “tutto il fallimento dei vostri inumani centri in Albania”, ha aggiunto intervenendo in Aula alla Camera nelle dichiarazioni di voto sulla sfiducia.