ROMA - Najeem Osema Almasri Habish, il comandante della polizia libica, è stato rilasciato il 21 gennaio e poi rimpatriato a Tripoli, “per ragioni di sicurezza, vista la pericolosità del soggetto”.

Lo ha detto il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, rispondendo al question time al Senato a una interrogazione sulla scarcerazione e il rientro in patria, con un aereo di Stato, del comandante della polizia giudiziaria libica, accusato di tortura dalla Corte penale internazionale. 

Il ministro ha spiegato che, lo scorso 19 gennaio, il militare libico – da poco arrivato a Torino dopo essere stato nei giorni precedenti in altri Paesi europei – è stato fermato a fini di estradizione, sul mandato d’arresto emesso il giorno precedente dalla Cpi.  

Ad avvenuta esecuzione del provvedimento, sono stati informati gli Uffici della Procura Generale presso la Corte d’Appello di Roma e il competente Dipartimento del Ministero di Giustizia, oltre al difensore nominato d’ufficio e le Autorità Consolari.  

Almasri è stato temporaneamente associato alla locale casa circondariale Lorusso e Cotugno, e quindi messo a disposizione dell’Autorità Giudiziaria competente, ossia la Corte d’Appello di Roma e la citata Procura Generale presso la stessa Corte d’Appello.  

Il 21 gennaio, nell’ambito delle prerogative di vaglio dei provvedimenti di limitazione della libertà personale, il tribunale ha dichiarato il non luogo a procedere sull’arresto del libico, valutato come irrituale in quanto non previsto dalla legge, disponendone quindi l’immediata scarcerazione, se non detenuto per altra causa.  

“A seguito della mancata convalida dell’arresto, considerato che il cittadino libico era a piede libero in Italia e presentava un profilo di pericolosità sociale, ho adottato un provvedimento di espulsione per motivi di sicurezza dello Stato”, ha detto il ministro dell’Interno, rispondendo al Senato.