VENEZIA - Il Pm veneziano, Andrea Petroni, ha chiesto la condanna all’ergastolo per Filippo Turetta al termine della requisitoria del processo per l’omicidio di Giulia Cecchettin, davanti alla Corte d’assise. Consegnando una memoria scritta, Petroni ha ricostruito la cronologia dei fatti, negando i possibili elementi difensivi, sostenendo che l’imputato più volte non abbia detto la verità, che abbia avuto tutte le possibilità di dirla e un’educazione tale da poter evitare il delitto, e anche per la giovane età ci sarà la possibilità di un’attenuazione futura. 

“In queste carte non ci sono riflessioni sul femminicidio e sulla Giornata contro la violenza sulle donne. In questa sede non le riteniamo opportune”, ha detto il Pm nel corso della requisitoria, sottolineando che “si parla di un’indagine condotta con la massima prudenza, con capi d’accusa che sono gli stessi da inizio indagine, perché non è cambiato nulla. Ci si è basati solo sui fatti, tutto si basa su quanto ricostruito”.  

In particolare, il Pm del capoluogo lagunare ha tenuto a rimarcare come nei giorni precedenti al delitto, ovvero tra il 7 e l’11 novembre 2023, Turetta si sia premurato di stilare la lista degli acquisti da fare per l’omicidio, contestando quindi l’ipotesi di una iniziale volontà di portare a compimento il rapimento di Giulia. Il Pm Petroni ha quindi puntualizzato il costante aggiornamento della lista da parte di Turetta, compreso il giorno dell’omicidio quando si preoccupava, per i giorni seguenti, di far sparire tracce informatiche e modalità di individuazione della sua posizione durante la fuga. Rilevante anche il fatto di essere riuscito a nascondere il corpo della ragazza in un anfratto della roccia difficilmente visibile e raggiungibile, che rientrava proprio tra i vari luoghi occulti cercati dall’uomo in Internet. Contestata anche la presunta volontà suicidaria di Turetta, in base a visite psichiatriche fatte tra settembre e ottobre 2023, anche perché fin dal suo arresto in Germania era parso evidente che non ne manifestasse le intenzioni.  

Nell’ultima udienza prima della sentenza, il 3 dicembre, di tutt’altro tenore la difesa dei legali di Turetta, gli avvocati Giovanni Caruso e Monica Cornaviera, secondo i quali “non ha premeditato” l’omicidio, “non c’è stata crudeltà” nell’atto e nemmeno si può parlare di atti persecutori, così come andrebbe esclusa “l’aggravante del rapporto affettivo”.