WASHINGTON - È il “giorno del giudizio” per il caso Epstein. Entro la mezzanotte di oggi, il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti è obbligato a rendere pubblico uno dei fascicoli più gelosamente custoditi della storia recente statunitense, in ottemperanza all’Epstein Files Transparency Act. Una divulgazione che costringe il governo a squarciare il velo di segretezza che per decenni ha protetto il defunto finanziere e la sua rete di pedofilia, tra accuse di fallimenti sistemici e protezioni eccellenti.
La pubblicazione avviene sotto l’egida di una legge federale approvata a larghissima maggioranza dal Congresso. Una norma che lo stesso Donald Trump è stato costretto a firmare, per evitare una rivolta nella sua base Maga e un danno d’immagine irreparabile.
Il leader della minoranza democratica, Hakeem Jeffries, è stato perentorio: “Ci aspettiamo il pieno rispetto delle norme. Se il Dipartimento di Giustizia non obbedirà alla legge federale, la resistenza bipartisan sarà durissima”.
Tuttavia, il clima a Washington è elettrico. Le annunciate dimissioni del vicecapo dell’Fbi, Don Bongino, sono state collegate da molti osservatori alle profonde divisioni interne sulla gestione di questi documenti.
A poche ore dalla scadenza, i democratici della Commissione di Vigilanza della Camera hanno rotto gli indugi, diffondendo alcune delle oltre 95.000 immagini in loro possesso per aumentare la pressione. Tra queste alcune foto compromettenti, come un passaporto ucraino appartenente a una donna, il filosofo Noam Chomsky a bordo di un aereo con Epstein e Bill Gates in posa con una donna la cui identità è stata oscurata.
Inoltre, è stato pubblicato uno screenshot mostra una conversazione agghiacciante sull’invio di ragazze: “Chiede 1.000 dollari a ragazza... forse qualcuna andrà bene per J?“, si legge nei messaggi, che includono dettagli su età (18 anni), misure fisiche e provenienza russa. Oltre a una foto che mostra il piede di una donna con tatuata una citazione di Lolita di Nabokov.
Nelle scorse settimane, altre foto avevano preso di mira direttamente Trump, mostrando profilattici e una zucca (“Trumpkin”, termine che nasce dall'unione di Trump e pumpkin, cioè “zucca”) con le sue fattezze trovati nelle proprietà di Epstein.
Per il presidente si tratta di un momento estremamente delicato. Trump ha spesso cavalcato lo scandalo Epstein per colpire i Clinton e l’élite di Hollywood, ma il suo passato torna a bussare alla porta. Negli anni ‘90, infatti, il tycoon e il finanziere avrebbero frequentato gli stessi ambienti di Palm Beach e New York.
Oggi, la Casa Bianca cerca di contenere i danni. La Chief of Staff Susan Wiles ha ammesso i trascorsi tra i due, definendoli “due playboy giovani e scapoli”, ma ha escluso la presenza di prove di atti illegali.
La nuova legge ha l’ambizione di squarciare un silenzio durato decenni, portando alla luce la corrispondenza interna e quei fascicoli investigativi rimasti finora sottochiave. Tra queste pagine si spera di trovare la risposta a uno degli interrogativi più scottanti: come è stato possibile che, nel 2008, Epstein ottenesse un patteggiamento talmente benevolo da apparire a tutti come uno scudo protettivo per Vip rimasti nell’ombra?
Il primo grande ostacolo, però, è la famigerata “lista dei clienti”: il Dipartimento di Giustizia continua a raffreddare gli animi, sostenendo che un elenco fisico e organico, con nomi e cognomi pronti per la gogna pubblica, semplicemente non esista tra i documenti ufficiali.
Il potere di nascondere resta però nelle mani dell’Attorney General Pam Bondi. La legge le concede la facoltà di stendere un velo di oscurità - i cosiddetti omissis legali - su nomi e dettagli sensibili, invocando la protezione delle vittime, la sicurezza nazionale o la necessità di non compromettere indagini ancora aperte, come quelle che puntano dritto ai rapporti tra Epstein e Bill Clinton.
Sulla carta, la norma parla chiaro: è vietato censurare documenti per evitare “imbarazzo” o per convenienza politica. Ma nei corridoi di Washington il timore è palpabile. Molti osservatori sospettano che proprio le indagini pendenti sui leader Democratici possano trasformarsi nel pretesto perfetto per moltiplicare le cancellazioni, trasformando la tanto attesa trasparenza in un mosaico di spazi neri e mezze verità.
La scadenza di oggi, comunque, segna solo l’inizio. I file dovranno essere resi disponibili in formato ricercabile e scaricabile, permettendo agli Usa e al mondo di analizzare finalmente i legami che hanno permesso a Jeffrey Epstein di operare impunito per decenni.