SALT LAKE CITY - Lo sceriffo Michael Smith ha annunciato che Zinn è ora accusato di ostruzione alla giustizia e, in un procedimento separato, di possesso di materiale pedopornografico. “Al momento non ci sono prove che Zinn abbia agito in accordo con il killer,” ha chiarito Smith, precisando che l’uomo ha agito di propria iniziativa.

Secondo la ricostruzione ufficiale, nel caos seguito alla sparatoria Zinn sarebbe stato udito urlare “L’ho colpito io, ora sparatemi”, attirando l’attenzione della polizia. Gli agenti universitari lo hanno arrestato e trasferito al dipartimento di polizia, dove l’uomo si è rifiutato di collaborare con gli investigatori. Solo in seguito, durante un ricovero ospedaliero dovuto a un malore, ha ammesso di non essere l’autore dell’omicidio e di aver mentito per depistare le forze dell’ordine.

Durante l’interrogatorio, Zinn ha consegnato il proprio telefono agli agenti dell’FBI e della Utah State Bureau of Investigation, avvertendoli di averlo utilizzato per “visualizzare e abusare” di materiale pedopornografico. Gli investigatori hanno trovato molte immagini di minori, e hanno ottenuto un mandato per perquisire integralmente il dispositivo. L’inchiesta su questo filone è ancora in corso e potrebbe portare a ulteriori incriminazioni.

Nel frattempo, il principale sospettato della sparatoria, Tyler Robinson, 22 anni, è comparso in tribunale e deve rispondere di accuse gravi, tra cui omicidio aggravato, uso di arma da fuoco con gravi lesioni, ostruzione alla giustizia e tentativo di influenzare un testimone. In un messaggio al suo coinquilino, Robinson aveva commentato l’arresto iniziale di Zinn, definendolo “un vecchio pazzo”, lasciando intendere che fosse consapevole del depistaggio.

Le autorità stanno ora cercando di capire se Zinn abbia agito da solo o se ci sia stato un qualche coordinamento con l’autore della sparatoria. L’episodio ha alimentato ulteriormente le tensioni intorno al caso, già sotto i riflettori nazionali per le implicazioni politiche e di sicurezza.