ROMA - Il Presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella, ha contattato i genitori di Alberto Trentini, Ezio e Armanda, per esprimere vicinanza e rassicurarli sull’impegno delle istituzioni italiane per riportare a casa il cooperante italiano, scomparso in Venezuela dopo il suo arresto avvenuto il 15 novembre scorso.  

Anche Paola Deffendi, madre di Giulio Regeni, ha espresso vicinanza alla famiglia Trentini. 

Nel frattempo, in attesa di una visita consolare o di informazioni ufficiali da parte del governo venezuelano sul caso, una testimonianza anonima raccolta dal Servizio d’informazione religiosa (Sir) – l’agenzia di stampa della Conferenza Episcopale Italiana - ha fornito alcune ipotesi sull’attuale ubicazione del cooperante.  

La fonte lavorerebbe presso l’Helicoide, il principale carcere del Paese, e basa i suoi potenziali scenari sulla sua conoscenza dall’interno del sistema carcerario venezuelano e del suo sistema detentivo.   

Trentini potrebbe essere ancora detenuto dal Centro di controspionaggio militare nella periferia di Caracas, oppure potrebbe essere stato trasferito al Servizio bolivariano di intelligence nazionale (Sebin) proprio nei sotterranei dell’Helicoide, dove le celle di massima sicurezza rendono molto difficili i contatti con l’esterno.  

Una terza possibilità, più critica, è quella che vede il cooperante italiano sotto la custodia delle squadre speciali Faes, forze che dalla loro fondazione nel 2016 si sono contraddistinte per metodologie controverse e anche casi di omicidio extragiudiziario, il che renderebbe la sua situazione particolarmente delicata. 

La stessa fonte, ha anche evidenziato che l’assenza di visite consolari sia anomala nel trattamento dei detenuti stranieri, ai quali questo diritto viene generalmente garantito anche in situazioni complesse. 

Mentre ufficialmente dal governo di Caracas non si è ancora sentita alcuna dichiarazione ufficiale sul caso, una testata vicina all’esecutivo, DiarioVea, ha messo in dubbio la natura esclusivamente umanitaria delle attività della Ong Humanity & Inclusion.  

L’organizzazione per la quale Trentini lavora è nata in Cambogia nel 1982, per assistere le vittime delle mine antiuomo e oggi è operativa con più ampli programmi umanitari, riabilitativi e di inclusione in oltre 60 Paesi in Medio Oriente, Asia, Africa e Sudamerica. Avrebbe ricevuto finanziamenti da enti come Usaid – l’agenzia degli Stati Uniti per lo sviluppo internazionale – e il Dipartimento di Stato americano.  

Questi sono considerati dal governo venezuelano come “organismi con una vasta e comprovata partecipazione ad azioni destabilizzatrici contro governi democratici”, come riporta il giornale. 

L’articolo evidenzia che, pur non accusando direttamente il cooperante di essere un “mercenario”, la sua detenzione sarebbe avvenuta nel contesto di un’indagine ancora in corso. 

La testata sottolinea anche che all’interno di possibili piani destabilizzatori potrebbero essere coinvolti individui con ruoli che non richiedono necessariamente la presenza di criminali o mercenari, e questo tipo di operazioni, considerate ingerenze, è severamente vietato dalle leggi venezuelane.