ROMA - Alberto Trentini, operatore umanitario italiano arrestato in Venezuela lo scorso novembre e da allora scomparso dai radar, è al centro di un’interrogazione parlamentare urgente, presentata da Fabio Porta, deputato del Partito Democratico eletto nella Circoscrizione Estero per l’America Latina, insieme ai colleghi Giuseppe Provenzano, Gianni Cuperlo, Enzo Amendola, Lia Quartapelle e Laura Boldrini.  

La richiesta, rivolta al ministro degli Esteri Antonio Tajani, è di chiarire la situazione e prendere provvedimenti per garantire i diritti del cooperante italiano.  

Il Globo ha intervistato Fabio Porta per un aggiornamento sul caso. 

In deputato Pd dichiara che, oltre a un aggiornamento su eventuali novità, il gruppo ha richiesto di sapere “quali iniziative il governo stia mettendo in atto per garantire che tutti i diritti processuali e di detenzione siano garantiti”, a partire dalla formulazione dell’accusa e della possibilità di comunicare con i legali e la famiglia.  

Porta sostiene che per il momento non è chiaro quali tipi di interlocuzioni ci siano tra i due governi, né se ci siano prospettive a breve termine di un rilascio. E anzi sottolinea che proprio la mancanza di notizie aggiornata fa temere che le trattative stiano andando a rilento. 

L’8 gennaio, in occasione del sequestro e del rilascio in poche ore di un altro italiano in Venezuela, il ministero aveva dichiarato che “non sono noti altri casi di connazionali fermati dalle autorità venezuelane”. Il parlamentare crede che si sia trattato di un silenzio dovuto a questioni negoziali, “poiché era sicuramente la Farnesina a conoscenza dell’arresto”, ma probabilmente non aveva menzionato Trentini in virtù del fatto che “si tratta di una situazione delicata”. 

Porta rimarca che l’interesse di tutti gli attori coinvolti è quello di far rientrare Trentini a casa, ma sottolinea anche che vorrebbe “che il governo abbia lo stesso livello di attenzione e preoccupazione su questo caso come su quelli, magari più mediatici, degli altri detenuti italiani all’estero”. Un chiaro riferimento al recente caso di Cecilia Sala, riportata in Italia da Teheran dopo un difficile negoziato tra Italia, Iran e Stati Uniti. 

Il parlamentare afferma poi che la principale preoccupazione, al momento, è per lo stato medico di Trentini, che soffre di problemi di salute cronici. Per questo, i parlamentari autori dell’interrogazione hanno chiesto al governo “di adoperarsi per assicurare a Trentini il contatto con la nostra ambasciata, che potrebbe ovviamente fornire all’interessato i medicinali dei quali ha bisogno, insieme all’assistenza minima che le autorità diplomatiche assicurano in questi casi”. 

Sulla situazione delle Ong e dei cooperanti internazionali nel Paese latino americano, Porta afferma che il momento è molto difficile. E spiega che quando si opera in Stati dove le libertà e i diritti dei cittadini locali sono a rischio, ciò costituisce a maggior ragione un pericolo per un cittadino straniero. 

“In Venezuela sono purtroppo molti, troppi, i cittadini detenuti per ragioni politiche”, informa il deputato sottolineando che tale numero è aumentato in occasione dell’insediamento del presidente Nicolás Maduro. 

Molti di loro potrebbero avere la doppia cittadinanza italiana e venezuelana, e anche per questo è intenzione del Comitato sui diritti umani presieduto da Laura Boldrini, di cui Porta fa parte, intende organizzare appena sarà possibile una missione a Caracas, con la richiesta di visita ai concittadini detenuti.