ROMA – Alberto Stasi resta in semilibertà. La Prima Sezione penale della Cassazione ha rigettato il ricorso presentato dalla Procura generale di Milano contro l’ordinanza del 9 aprile 2025, con cui il Tribunale di sorveglianza milanese aveva concesso la misura alternativa a Stasi, condannato in via definitiva per l’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto a Garlasco il 13 agosto 2007. 

Nel frattempo, prosegue l’indagine parallela della Procura di Pavia. Dai dati più recenti dell’incidente probatorio, sulle circa 60 impronte repertate nella villetta di via Pascoli – tra cui la cosiddetta “traccia 10” sulla porta d’ingresso – non è stato trovato Dna, o solo quantità talmente esigue da rendere impossibile estrarre un profilo genetico affidabile. 

L'impronta isolata dai Ris già nel 2007, secondo la nuova ricostruzione investigativa, sarebbe stata lasciata dal killer uscendo con le mani sporche di sangue. Tuttavia, il test Obti ha escluso la presenza ematica sull’impronta – un risultato che la difesa Stasi ha chiesto di ripetere – e la scarsità di Dna ne limita fortemente l’utilizzabilità.  

La traccia non apparterrebbe né a Stasi né ad Andrea Sempio, attualmente indagato per omicidio in concorso. 

La difesa Stasi sperava di poter individuare, tramite quella traccia, un secondo soggetto da collegare al Dna maschile trovato sulle unghie della vittima. 

Tra i reperti analizzati figura anche la spazzatura trovata nell’abitazione. Dai risultati emergerebbe il Dna di Stasi su una cannuccia di Estathé, mentre quello di Chiara Poggi è stato rilevato sul sacchetto dei cereali, su due vasetti di Fruttolo e sul sacchetto della spazzatura.  

L’ipotesi che la ragazza possa aver fatto colazione con i suoi assassini, avanzata dalla Procura, al momento non trova conferme. 

Il prossimo appuntamento dell’incidente probatorio è fissato per venerdì 4 luglio. I periti della giudice Daniela Garlaschelli si confronteranno con i consulenti di parte: quelli della famiglia Poggi e quelli nominati da Stasi e da Sempio. 

In quell’occasione verranno analizzati anche i tamponi effettuati sulla vittima, negativi nelle indagini originarie, e un frammento del tappetino del bagno su cui l’assassino lasciò impronte insanguinate a pallini. Secondo una perizia, queste corrisponderebbero a una scarpa numero 42 marca Frau, la stessa misura calzata da Stasi. 

In un’udienza successiva si affronterà uno dei nodi centrali del nuovo procedimento: l’analisi dei Dna maschili trovati sotto le unghie della vittima. Una di queste tracce è attribuita ad Andrea Sempio, ma nel processo d’appello bis a carico di Stasi, una perizia firmata dal genetista Francesco De Stefano concluse che quel Dna non era attribuibile ad alcuno, e fu giudicato inutilizzabile, contribuendo, otto anni fa, all’archiviazione del fascicolo per l’amico del fratello di Chiara Poggi.