Come spesso accade, anche la carriera di Caterina Caselli è decollata grazie a un colpo di fortuna. Era il 1966 e Caterina, che ha appena festeggiato il 75mo compleanno, aveva vent’anni, una breve gavetta come bassista nelle balere e un festival di Castrocaro alle spalle. 

Si avvicinava Sanremo e Adriano Celentano decise di partecipare con “Il ragazzo della via Gluck” scartando il brano già scritto per lui. Quella canzone era “Nessuno mi può giudicare” e fu affidata proprio a quella ragazza così affine al mondo del rock. Per l’occasione lo studio Vergottini, che all’epoca dettava legge in fatto di acconciature, studiò per lei un caschetto biondo. Il festival lo vinsero Domenico Modugno e Gigliola Cinquetti con “Dio come ti amo” ma “Nessuno mi può giudicare” vendette un milione di copie e occupò per 11 settimane il primo posto della classifica. Nel frattempo, nell’epoca della Tigre di Cremona, l’Aquila di Ligonchio e la Pantera di Goro era nata Casco d’oro, mutuando il titolo da un film con Simone Signoret. 

Da quel momento Caterina Caselli diventa una star del beat italiano, la voce femminile più vicina al rock’n’roll, se si pensa che ha cantato le cover italiane di “Paint it Black” dei Rolling Stones (“Tutto nero”), “I Put A Spell On You” di Screamin’ Jay Hawkins (“Puoi farmi piangere”) e che “Sono bugiarda”, uno dei suoi successi storici, è la cover di “I’m a Believer”, la super hit dei Monkees scritta da Neil Diamond. Tra i brani che la consegnano alla storia di quegli anni “Perdono”, vincitrice del Festivalbar. Nel 1968 Paolo Conte e Vito Pallavicini scrivono per lei “Insieme a te non ci sto più”, un capolavoro, una delle più belle canzoni della musica italiana. La sua carriera di cantante non dura oltre gli anni ‘70: nel 1975 annuncia il suo ritiro dal palcoscenico.

Tornerà a cantare in poche occasioni: al festival di Sanremo del 1990 (“Bisognerebbe non pensare che a te”), dove si esibì in coppia con Miriam Makeba e nel 2012 nel concerto per sostenere le popolazioni emiliane colpite dal terremoto. Nel 2009 aveva partecipato al progetto “Artisti Uniti per l’Abruzzo”.

La Caselli è infatti destinata a diventare una protagonista del management musicale alla guida del gruppo Sugar, l’azienda fondata da Ladislao Sugar e poi passata al figlio Pietro che nel frattempo aveva sposato Caterina. L’ex “Casco d’oro” si rivela una manager con un fiuto sensibilissimo per i nuovi talenti e una visione (è stata tra le prime a battersi per la legge sulla musica e le quote musicali nella programmazione radiofonica) che ha pochi confronti tra chi fa il suo mestiere: tra le sue scoperte, per citare qualche nome, Andrea Bocelli, Elisa, i Negramaro, gli Avion Travel, Malika Ayane, Raphael Gualazzi, ora anche Madame, che proprio in questi giorni ha raggiunto la vetta delle classifiche di vendita con “Voce”. L’ennesima bella soddisfazione per una delle prime donne capaci di rompere il soffitto di cristallo nell’industria della musica italiana.

Nata a Modena, dopo pochi giorni si trasferì con la famiglia nella casa paterna di Magreta per spostarsi poi a Sassuolo. Dopo un breve periodo di gavetta trascorso, come detto, suonando il basso nei primi complessi che si esibiscono nelle balere emiliane, a 17 anni partecipò alla rassegna “Voci Nuove” di Castrocaro, nel 1963, arrivando in semifinale. Venne notata dal discografico Alberto Carisch e così incise il primo singolo “Sciocca”, un 45 giri che non ebbe successo. L’anno successivo, dopo aver firmato per la CGD della famiglia Sugar, si mise in mostra al Cantagiro con “Sono qui con voi”, versione italiana di “Baby please don’t go” di Joe Williams.

Dopo il colpo di fortuna del 1966 del quale abbiamo parlato prima, sull’onda del successo di “Nessuno mi può giudicare” il regista Ettore Maria Fizzarotti la chiamò per girare l’omonima pellicola sentimentale. Nello stesso anno la Caselli trionfò al Festivalbar con “Perdono”, mentre con l’altro lato del 45 giri, “L’uomo d’oro”, si classificò al 4º posto a Un disco per l’estate. Nel 1967 partecipò di nuovo al Festival della canzone italiana presentando in coppia con Sonny & Cher “Il cammino di ogni speranza, che non riuscì a entrare in finale. Molto meglio andò quello stesso anno “Sono bugiarda”. 

Molte le canzoni di successo nel 1968: “Il volto della vita”, cover di “Days of Pearly Spencer” dell’irlandese David McWilliams, con la quale vinse il Cantagiro, “L’orologio” con la quale partecipò a Un disco per l’estate, “Il carnevale” (6ª classificata a Canzonissima) e la già citata “Insieme a te non ci sto più”. Nel 1969 tornò a Sanremo cantando in coppia con Johnny Dorelli “Il gioco dell’amore” e, sempre nel ‘69, altro successo di vendite con “Cento giorni”.

Dopo il matrimonio nel 1970, diradò l’attività, continuando comunque a cantare ancora per qualche tempo: “Viale Kennedy”, “Ninna nanna (cuore mio)”, “La casa degli angeli”, “Le ali della gioventù”, “È domenica mattina”, “Un sogno tutto mio”. “Momenti si, momenti no”. Nel 1974, dopo aver dichiarato durante un’intervista l’intenzione di smettere, mantenne la parola e decise di ritirarsi dalle scene musicali l’anno successivo.