“Sono stato in Sicilia per la prima volta all’età di ventuno anni, e mi sono sentito avvolto da una travolgente sensazione di nostalgia dall’esatto momento in cui ho posato i miei piedi sul suolo della mia terra. Prima di allora, ho sentito spesso parlare di quei luoghi, sia dai miei genitori sia dai miei nonni, ma è stato solo quando ho avuto la possibilità di vivere quei luoghi in prima persona che ho sentito di essere a loro legato a un livello viscerale”. Esordisce così Peter Casamento, fotografo siculo-calabrese che da oltre trent’anni contribuisce al tessuto sociale australiano con la sua arte. “Mi sembrava di riconoscere le persone che incontravo per strada, quasi come se, in un modo o nell’altro, fossero parte della mia famiglia. Notavo una certa somiglianza con me. Dopo essere stato nelle Isole Eolie, mi sono innamorato dei vulcani. C’è qualcosa in loro che mi affascina molto. Sarà la loro vitalità, il fuoco, l’imprevedibilità”.

Qualcuno tra i nostri lettori potrebbe già conoscerlo – del resto, è membro attivo della Società Isole Eolie – ma per chi non lo sapesse, Peter discende da una famiglia di agricoltori e pescatori, e nelle sue vene scorre sangue sia siciliano (per il papà) sia calabrese (per la mamma). Sarebbe questo particolare filamento del suo DNA – a sua detta – a far emergere il suo lato più testardo, specie da ragazzo, mentre ora si ritiene una persona un po’ più “calma e misurata”. Per chi crede nella fatalità e nel destino, si potrebbe persino dire che la sua passione per i vulcani fosse qualcosa insito in lui, di innato, che attendeva semplicemente di essere risvegliato entrando in contatto con la “fonte”. Il nonno di Peter, infatti, Marino Casamento, nacque a bordo di una nave tra le isole di Vulcano e di Lipari, parte dell’arcipelago vulcanico del Mar Tirreno, a nord della Sicilia, ed è anche stato il presidente della Società Isole Eolie tra gli anni Cinquanta e Sessanta, per dodici anni. 

“Pensavo di diventare architetto, un giorno – ha spiegato Peter, a proposito del percorso che lo ha visto, in pochi anni, diventare un fotografo rinomato nel Victoria e che vanta collaborazioni con realtà molto importanti e rilevanti a livello nazionale. - Ero attratto dall’architettura, dal suo aspetto visivo. Mi piace guardare ai progetti e, partendo da lì, creare qualcosa di tridimensionale. Ho iniziato a fotografare edifici. Non sapevo bene cosa si nascondesse dietro l’architettura, a parte la sua bellezza puramente estetica. Non avevo idea che coinvolgesse così tante altre discipline come la legge e la geologia e il rapporto con le autorità. Insomma, tutte cose che non si addicevano alla mia natura artistica… Così, quando ho provato a fare domanda per diventare un architetto, insomma, per studiare architettura, ho fallito. Ho continuato, però, a fotografare edifici, nonostante prima non avessi mai preso in considerazione l’idea di intraprendere una carriera in questo campo. Il che è strano, visto che mio padre è stato un fotografo per tutta la vita. Ora ha ottantacinque anni e riesce ancora a usare la macchina fotografica, e a farlo molto bene!”.

Così, Peter ha raccontato di essersi fatto prestare l’attrezzatura fotografica dal papà e darsi un’opportunità in questo campo, iscrivendosi a un corso di fotografia che ha seguito, poi, con successo per tre anni. “Ho sempre perseguito la bellezza estetica. All’inizio del mio percorso, cercavo solo di catturare delle belle immagini e di imparare il mestiere. All’epoca ero piuttosto timido, per cui per me era facile fotografare edifici, proprio perché non dovevo impegnarmi con loro. Poi ho iniziato a fotografare le persone e a uscire dal mio guscio. Mi ci è voluto un po’ di tempo per sentirmi a mio agio. Oggi, fotografare persone e scattare ritratti è una delle mie specialità”.

Oltre alla ritrattistica, Peter Casamento ha riferito di essere attratto e coinvolto in progetti che riguardano la comunità, e che dunque si serve della sua arte per sostenere comunità ed ecologie più sane, oltre a tutto ciò che può riunire le persone e in modo armonioso. “E poi ci sono molti altri progetti che non sono necessariamente in linea con il mio lavoro commerciale, quanto con delle passioni personali. Potremmo dire che questi progetti nutrono l’anima e che, anzi, in un certo senso la mia fame artistica è costantemente alimentata da questi progetti. Motivo per il quale sto cercando di integrare un po’ di più questi miei interessi personali nel mio lavoro commerciale”.

A proposito di passioni e interessi personali, Peter è anche apicoltore e uno dei suoi prossimi progetti coinvolgerà proprio questo aspetto. “Da bambino ero attratto dagli insetti. Li osservavo per ore nel giardino di casa. Sono affascinato dalle piccole cose, dalle piccole creature. Negli anni, ho fotografato molto questi insetti e questo progetto ancora in corso alla fine si trasformerà in qualcosa di pubblico, una mostra. Vorrei fotografare le api native australiane, ma sono molto meno numerose e più difficili da trovare. Per ora mi limito a fotografare le api da miele e gli alveari, che sono così misteriose e più si impara a conoscerle e più si rimane incantati, soprattutto per il modo in cui operano come collettività. Per non parlare della loro importanza: le api sono fondamentali per essere uno dei principali impollinatori che ci mantengono in vita e per far sì che il cibo arrivi in tavola, perché senza di loro non avremmo molto del cibo di cui godiamo oggi”.

Infine, Peter è anche parte del progetto della Sicilian Arts Collective Australia, e in questo contesto potrebbe in futuro lavorare a una qualche mostra da realizzare in collaborazione con il collettivo. Il prossimo anno, infatti, quando Peter sarà di ritorno alle Isole Eolie, si concentrerà con la sua macchina fotografica sul “catturare l’essenza della Sicilia e dell’Italia”.