BRUXELLES - Sarà per il suo stile elegante, sarà per la sua capacità nel comunicare con i suoi interlocutori durante le occasioni ufficiali, quel che è certo è che Giuseppe Conte ha sempre mostrato una particolare dimestichezza nel trattare a livello internazionale. In ambito europeo poi era sempre riuscito a tessere un dialogo costruttivo nonostante le posizioni euroscettiche del primo governo che aveva presieduto nei mesi scorsi, tanto che ad inizio estate aveva giocato un ruolo da protagonista nelle difficili trattative che avevano portato alla nomina dei più importanti vertici europei, portando a casa anche l’annullamento della procedura di infrazione imposta inizialmente all’Italia da Bruxelles.
I voti determinanti del M5s per l’elezione della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen hanno infine creato tutte le condizioni per cui l’Italia occupi un posto centrale nei gangli decisionali dell’Ue e prova ne è il fatto che a Roma è stato assegnata la poltrona economica più importante dell’assetto istituzionale europeo, quella di commissario agli Affari Economici, che verrà occupata da Paolo Gentiloni.
Apprezzato dunque sia dai vertici della commissione uscente, sia da quelli che assumeranno il proprio incarico entro il prossimo 1 novembre, Giuseppe Conte si è presentato a Bruxelles la scorsa settimana, non solo per il rituale incontro che un presidente appena eletto di uno Stato membro è tenuto a compiere, ma anche per tastare le reali intenzioni dei nuovi vertici europei nell’affrontare quei problemi che l’Italia ha posto sul tavolo ormai da molto tempo.  Dopo aver dunque incontrato Ursula von der Leyen e i presidenti uscenti del Consiglio Ue Donald Tusk e della Commissione Jean-Claude Juncker, Conte ha detto chiaramente che “l’Italia oggi è più forte. Con il nuovo governo - ha continuato -  intendiamo svolgere un ruolo di primo piano in questa fase di rinnovamento dell’Unione Europea. La mia determinazione è massima e confido di poter riscontrare un elevato grado di convergenza con la nuova Commissione europea”.
Innanzitutto sembra che sia effettiva una maggiore volontà di Bruxelles nel supporto alla gestione del fenomeno migratorio, sul quale però gioca un ruolo decisivo anche la disponibilità o meno dei governi nazionali. Per questo, ha rivelato Conte, c’è un impegno più chiaro sulla ridistribuzione e “chi non parteciperà” alla ripartizione dei migranti a livello europeo, ha garantito al premier lo stesso presidente del Consiglio Ue, Donald Tusk, “ne risentirà molto, in misura consistente, sul piano finanziario”.
Ma il tema più delicato resta quello economico, sul quale all’Italia “serve più tempo”, ha specificato il premier. “Abbiamo bisogno di un po’ di tempo  per fare l’Italia digitale, dobbiamo ri-orientare il sistema industriale verso la green economy, dobbiamo fare investimenti che ci consentano di orientare lo sviluppo verso una maggiore occupazione e vogliamo in modo trasparente fare un patto con l’Ue su questo che è il nostro programma”. Un programma che tuttavia non prescinde dalla “riduzione del debito”, ha specificato Conte, ribadendo che “non stiamo dicendo che non vogliamo i conti in ordine ma lo vogliamo fare attraverso una crescita ragionata e investimenti produttivi”. Ai vertici dell’Unione dunque il messaggio è chiaro: “Consentiteci di realizzare questi investimenti e per un po’ di tempo lasciateci realizzare questo progetto”. E proprio la necessità di un cambiamento di paradigma nella gestione dei bilanci e degli investimenti è stata al centro della riunione dell’Ecofin che si è svolta sabato a Helsinki e alla quale ha partecipato per la prima volta come ministro dell’Economia Roberto Gualtieri. “Ho detto che una manovra restrittiva sarebbe controproducente e stiamo lavorando per collocarla nel quadro di una più generale e appropriata ‘fiscal stance’ dell’area euro”, ha spiegato lo stesso Gualtieri dopo il vertice, facendo però capire che al momento si sta discutendo soprattutto di come gestire la flessibilità sui bilanci ed è per questo che Conte ha chiesto “l’esclusione degli investimenti verdi dal calcolo del deficit”. Per quanto riguarda le regole Ue, in particolare la modifica del Patto di Stabilità, Gualtieri stesso ha suggerito “prudenza”. Il dibattito c’è, ha rivelato il titolare del Tesoro, ma “la revisione del patto di stabilità è un processo molto complesso, delicato e lungo”.