ROMA - Elly Schlein è già pronta a rimettersi in campagna elettorale: ieri era in Umbria con Stefano Bonaccini per spingere la candidata Stefania Proietti nella sfida, che si profila all’ultimo voto, per strappare la Regione al centrodestra. La Segretaria è tornata a battere sui temi che caratterizzano l’opposizione dem. A partire dalla difesa della sanità pubblica dai tagli del governo Meloni. Tagli, sostiene il Pd, che costringono chi ha i soldi per farlo, verso il privato. E la notizia sul sottosegretario alla Salute, Marcello Gemmato, ha offerto a Schlein su un piatto d’argento la controprova: “Lo abbiamo sempre detto. La destra non sta smantellando la sanità pubblica per sciatteria, ma per un preciso disegno”. Nel mirino lo spot di una clinica privata, di cui Gemmato è socio, come soluzione alle liste d’attesa del pubblico. Un “palese conflitto d’interessi” per Schlein che ha chiesto le dimissioni Gemmato e chiarimenti a Giorgia Meloni sulla sua nomina.

Se la campagna per le Regionali di novembre è in primo piano, lo schiaffo ligure però brucia ancora e la “lezione” su quanto accaduto porta ad accelerare riflessioni, e non solo, sulla necessità di una coalizione più solida e stabile. Non sono passate inosservate le ultime dal Movimento 5 Stelle con l’appello di Marco Travaglio a Giuseppe Conte perché molli ogni alleanza organica con il Pd. Un campanello d’allarme che non viene ignorato e ragione in più che spinge i dem a riflettere sull’alternativa, da costruire, alla destra. Bonaccini lo ha detto così: “In Emilia-Romagna e Umbria tutte le forze di opposizione alla destra si presentano unite a sostegno di Michele de Pascale e Proietti. Ma non c’è dubbio che siamo a uno snodo: se vogliamo costruire un’alternativa credibile e competitiva alla destra sul piano nazionale, a partire dalle sei Regioni che andranno al voto l’anno prossimo, bisogna costruire un centrosinistra nuovo, che vada oltre gli accordi occasionali e sappia parlare alla maggioranza degli elettori”. Bonaccini ha disegnato così il “nuovo centrosinistra”: “Io credo che il Pd debba fare fino in fondo il Pd, cioè la forza centrale di un’alleanza larga e competitiva di centrosinistra. Così com’è indispensabile e preziosa un’alleanza con le forze che stanno alla nostra sinistra, è altrettanto indispensabile avere un’alleanza con forze moderate e liberali, laiche o cattoliche che siano”. 

La gamba “centrista” che anche nei giorni scorsi animava i capanelli in Transatlantico. In modo trasversale. Non solo tra i riformisti dem, ma anche nella sinistra Pd. Goffredo Bettini, per dire, ne parla da tempo. Chi potrebbe essere l’aggregatore di un nuovo soggetto del genere? Tutti gli indizi portano a Beppe Sala, sebbene fino alla settimana scorsa alla Camera non ne fossero tutti convinti. Chi allora? Magari Paolo Gentiloni? Chi ci parla, lo esclude. Intanto, il sindaco di Milano si è mosso. Ha fatto sapere di aver parlato con Schlein e di aver posto alcune condizioni per un suo eventuale impegno a “costruire il centro”, a partire dalla constatazione dell’impossibilità di tenere insieme Renzi e Calenda.

Gianni Cuperlo, in un pezzo sull’ultimo film su Enrico Berlinguer, ha richiamato alcune riflessioni del segretario Pci sull’esigenza di evitare il saldarsi del centro con la destra: “Anche ai giorni nostri, come mezzo secolo fa, l’alternativa a questa destra passa dall’urgenza di evitare il saldarsi di un blocco moderato, liberale e di centro con l’anima più trumpiana che alberga tra gli eredi del fascismo e gli epigoni leghisti di legge, ordine e galera per chi protesta”. Ha poi aggiunto Cuperlo: “Quel mondo moderato, laico e cattolico, se davvero esiste, trovi forme, modi, linguaggio e profili per aggregarsi attorno a un progetto alternativo alle pulsioni autoritarie in capo al pessimo governo che c’è. Il tempo” [per farlo] non è infinito, ma c’è. Sciuparlo in rimbrotti e recriminazioni sarebbe un peccato quasi imperdonabile”.