Doveva essere la settimana di un doppio successo quella appena trascorsa ed invece, tra il coraggioso esperimento sui social vietati o perlomeno limitati per i minori di 16 anni e un nuovo piano sul gas per contenere i prezzi energetici, si è messa di mezzo la controversia realtà della tentazione incontrollata di alcuni parlamentari di trarre il massimo vantaggio personale dalle regole del gioco quando si parla di viaggi di lavoro.
Rivelazioni su eccessi vari sul fronte laburista, poi inevitabilmente la lista si è allungata e allargata con effetto domino forzando il primo ministro Anthony Albanese e la leader dell’opposizione Sussan Ley ad ipotizzare una revisione delle regole affidate, all’insegna di una presunta garanzia di trasparenza e indipendente, al di fuori dalle responsabilità dirette degli schieramenti politici.
Niente gran finale, insomma, per un governo per la prima volta costretto a concedere l’iniziativa ad un’opposizione che, comunque, sul fronte ‘privilegi’ non affonda i colpi perché sa che il terreno è minato. Settimana in trincea per i laburisti, che si preparano a qualche altro giorno difficile dopo la presentazione, che sta per arrivare, dell’aggiornamento economico e fiscale di metà anno (MYEFO). Riflettori quindi che si spostano sul ministro del Tesoro, Jim Chalmers, chiamato a confermare (in quanto alcune mosse correttive sono già state preannunciate), in un clima di elevata sensibilità politica, le crescenti inquietudini economiche. Quello che normalmente è un ‘momento’ esclusivamente tecnico, con la revisione del percorso di gestione, quest’anno assume un significato particolarmente politico, perché arriva all’incrocio di due pressioni convergenti: il riaccendersi del problema inflazione, che ha rimesso in allarme la Banca centrale (Reserve Bank of Australia - RBA), e lo scandalo sulle spese parlamentari che ha distolto l’attenzione dalla narrazione positiva che Albanese avrebbe voluto portare fino alla conclusione di un anno pieno di soddisfazioni, sia a livello personale che di partito. Per Chalmers (altro servizio a pagina 13) la sfida non è solo aggiornare i numeri dei conti pubblici, ma rassicurare elettori, mercati e i saggi della RBA sul fatto che il governo mantenga il pieno controllo della situazione.
Dodici mesi fa il responsabile del Tesoro cavalcava un cauto ottimismo. L’inflazione sembrava in fase di rientro, si parlava apertamente di tagli dei tassi di interesse e il Partito laburista poteva sostenere con una certa autorità e credibilità di avere ristabilizzato l’economia, dopo gli anni complicati segnati dalla pandemia. Il MYEFO, che sarà presentato mercoledì, invece racconterà una storia diversa, che riflette le incertezze e difficoltà che il Paese deve affrontare più a causa di scelte interne che di fattori esterni.
L’inflazione è risalita al 3,8%, collocando l’Australia tra le economie occidentali con i livelli più elevati del ‘problema’ che ha fatto reagire, con toni piuttosto duri, la governatrice della Banca centrale Michele Bullock, che ha avvertito che non ci sono prospettive di un alleggerimento dei tassi nei prossimi dodici mesi, ma che potrebbe rendersi necessario invece un ulteriore inasprimento della politica monetaria se le pressioni sui prezzi dovessero persistere. L’idea di un ritorno graduale dell’inflazione entro i parametri ideali tra il 2 e il 3% ha lasciato il posto a una profonda incertezza sulla natura temporanea o strutturale dei recenti aumenti e ha, indirettamente, chiamato in causa l’operato del governo.
Commenti e prospettive che hanno alzato la posta in gioco del MYEFO. Chalmers ha subito cercato di gettare un po’ d’acqua sul fuoco delle aspettative di correzioni politiche, dichiarando che il documento che sta per presentare non è da considerare un mini-budget, ma di un’operazione di parziale riorientamento del cammino di gestione. Per questo ha già anticipato che il MYEFO riconoscerà nuove e significative pressioni sulla spesa che non devono allarmare perché la loro inevitabilità, date le ragioni ‘sociali’ delle uscite aggiuntive (in gran parte legate agli affari dei veterani, ai pagamenti per calamità naturali e alle pensioni di anzianità), saranno compensate da risparmi in altre aree (ieri, in una conferenza stampa da Brisbane, ha parlato di una ventina di miliardi con interventi importanti, a difesa dei cittadini, per ciò che riguarda un ‘controllo’ dei prezzi nei supermercati e la possibilità di continuare ad usare i contanti). Il ministro del Tesoro, quindi, preannuncia moderazione e attenzione, smorzando aspettative di cambiamenti di passo “perché - ha ribadito - il MYEFO non è una piattaforma programmatica, ma un ‘esercizio di attuazione’, con i dovuti aggiustamenti, di quanto già promesso nel documento di gestione”. Per le novità vere, insomma, bisognerà attendere maggio del prossimo anno quando si continuerà a costruire l’agenda riformatrice, anche dal punto di vista economico, che ha portato i laburisti alla conquista del secondo mandato, con maggioranza allargata.
Una delle decisioni più delicate sul piano politico, alla vigilia del MYEFO, è stata quella di non prorogare i sussidi energetici. Queste agevolazioni erano un pilastro della risposta del governo al costo della vita, ma Chalmers ha ribadito che erano state concepite come misure temporanee. Fine quindi rispettata dei sussidi e intenzione di cambiare rotta per ciò che riguarda gli aiuti a breve per mitigare l’indubbio impatto del carovita spostando gli obiettivi su un sostegno permanente attraverso il sistema fiscale, Medicare e riforme strutturali. Dal punto di vista dei conti pubblici, la fine dei sussidi elimina miliardi di dollari di spesa proprio mentre l’inflazione torna al centro del dibattito.
Il tempismo dell’annuncio - alla vigilia di una riunione del consiglio della RBA -non è stato casuale. Molti economisti hanno accolto favorevolmente la decisione, considerandola l’unica leva fiscale significativa disponibile per evitare di alimentare ulteriormente l’inflazione. Per Chalmers il calcolo è chiaro: meglio pagare ora un prezzo politico che rischiare di essere ritenuto responsabile di una futura stretta monetaria.
Il contesto politico che circonda il MYEFO, nonostante i toni forzatamente rilassati di Chalmers, è insolitamente teso. Lo scandalo sulle spese che ha travolto Canberra ha indebolito il messaggio laburista di responsabilità e equità, soprattutto mentre alle famiglie viene chiesto di affrontare costi più elevati e meno sussidi. Per l’opposizione, il documento di revisione economica rappresenta quindi un’occasione per mettere in discussione la credibilità economica del governo. Per Ley la possibilità di chiudere l’anno con qualche sussulto di attenzione, insistendo sulla teoria – sollevata con una certa enfasi dal ministro ombra del Tesoro, Ted O’Brien - che non sia più possibile attribuire l’inflazione a fattori globali, ma alle scelte del governo, specie per ciò che riguarda un mancato contenimento della spesa pubblica. Chalmers, costretto alla difensiva, avverte contro reazioni eccessive a dati di breve periodo che potrebbero minare la fiducia e la stabilità e insiste sul fatto che il MYEFO è più una manovra di posizionamento che un momento di svolta. Le decisioni difficili, insomma, se mai arriveranno, sono rimandate a maggio, con la speranza che la fiammata inflazionistica registrata nell’ultimo trimestre sia temporanea. Una scommessa rischiosa, ma centrale nella strategia di un esecutivo che improvvisamente, dopo una lunga serie di risultati positivi, si ritrova a dover spiegare qualche leggerezza di troppo e qualche preoccupante giro a vuoto.