IL CAIRO – L’ex presidente egiziano, Mohamed Morsi, morto lunedì durante un’udienza, è stato sepolto martedì mattina. Il figlio ha dichiarato che le autorità egiziane hanno negato la sepoltura nel governatorato di Sharqiyya, dove Morsi era nato. Questo perché, nell’Egitto di Abdel Fattah al Sisi, la Fratellanza musulmana, di cui Morsi era uno dei leader, è considerata un’organizzazione terroristica, i cui affiliati sono stati messi fuori legge, incarcerati e torturati.
Chi aveva votato Morsi nel 2012 lo ritiene il “primo presidente egiziano democraticamente eletto”, chi lo ha rimosso, un anno dopo, lo giudica un traditore. Gli accoliti della Fratellanza musulmana lo considerano un eroe della rivoluzione. E il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, lo definisce un “martire dell’attuale presidente”. Il rischio per Il Cairo è che il lutto si trasformi in collera. Il ministero dell’Interno ha già dichiarato lo stato di allerta e rafforzato le misure di sicurezza.
Professore di ingegneria, Morsi era tra i leader della Fratellanza musulmana e per questo era stato incarcerato durante la rivolta della primavera araba del 2011. Ma Morsi riesci a evadere e per questo viene condannato a morte nel 2015, una sentenza che è poi stata annullata.
Figlio di un contadino, Morsi non è la prima scelta della Fratellanza musulmana per la presidenza e per questo viene soprannominato “la ruota di scorta”. Morsi emerge come candidato di compromesso per le prime elezioni presidenziali nell’Egitto post Mubarak. Affiliato al Partito della libertà e della giustizia, Morsi entra in corsa dopo che Khairat al-Shater, un potente finanziere della Fratellanza, viene squalificato per motivi tecnici. 
Molti elettori scelgono Morsi per protesta contro Ahmed Shafiq, l’ultimo delfino di Mubarak. Vince con il 51% dei voti. Al suo insediamento, nel giugno 2012, Morsi promette di essere “il presidente di tutti gli egiziani” e viene acclamato dalla folle riunita in piazza Tahrir a Il Cairo. Ma presto Morsi viene accusato di aver tradito gli ideali della rivolta anti-Mubarak. Il suo breve mandato – che dura solo un anno – è segnato da manifestazione di piazza, una paralizzante crisi economica e proteste dell’opposizione che spesso sfociano in scontri violenti. 
Il 3 luglio 2013 Morsi viene deposto da Abdel Fattah al-Sisi, l’uomo che Morsi aveva scelto come ministro della Difesa e capo dell’esercito. Al-Sisi prende assume l’incarico di presidente un anno dopo. Per Morsi e la Fratellanza musulmana si tratta di “un colpo di stato”. Seguono scontri in cui le forze di sicurezza massacrano decine di dimostranti pro Morsi.
Rinchiuso in isolamento del 2013, Morsi riappare solo nella gabbie dei tribunali dove affronta sei processi. “Sono il dottor Mohamed Morsi e sono il legittimo presidente d’Egitto”, si rivolge ogni volta al giudice. Quattro processi si chiudono con una condanna complessiva a 48 anni di prigione. Le accuso, oltre a quella di evasione, includono l’incitamento alla rivolta e lo spionaggio a favore di Iran, Qatar e i gruppi armati di Hamas e Hezbollah.
I Fratelli musulmani hanno accusato le autorità del Cairo che avrebbero inflitto a Morsi una “morte lenta e dolorosa”. “Lo hanno messo in cella d’isolamento, gli hanno tolto le medicine e gli hanno dato del cibo disgustoso, gli hanno negato i diritti umani più basilari”, ha sottolineato la Fratellanza in una nota pubblicata.