PARMA - La Corte d’Assise di Parma, presieduta dal giudice Alessandro Conti, ritiene necessario disporre una perizia psichiatrica sulla capacità di intendere e volere all’epoca dei fatti di Chiara Petrolini ed eventualmente sulla sua pericolosità sociale. 

Il conferimento dell’incarico aI periti, che saranno nominati extra-udienza, avverrà il 15 settembre, quando saranno sentiti anche i primi testimoni.  

La prima udienza del dibattimento si è quindi conclusa con la decisione sulla perizia, richiesta dalla difesa dell’imputata, accusata di duplice omicidio premeditato e soppressione dei cadaveri dei due figli neonati. 

“La domanda principale cui questo processo deve rispondere non è cosa ha fatto, ma chi sia Chiara Petrolini”, ha detto l’avvocato Nicola Tria, difensore della giovane, motivando la propria richiesta istruttoria. L’obiettivo, ha aggiunto, è “comprendere i comportamenti di Chiara nel periodo che ha preceduto gli eventi”. 

L’avvocato ha ricordato che sulla condizione psichica dell’imputata esistono due consulenze di parte con esiti opposti: per quella dell’accusa era capace di intendere e volere, per quella della difesa no. Tria ha inoltre sottolineato che il gip aveva rigettato la richiesta di incidente probatorio sul tema.  

“Sarà compito vostro capire se sia opportuno disporla adesso o più avanti. Rimetto a voi la decisione sulla perizia psichiatrica, che fin d’ora chiedo sia espletata”, ha detto ai giudici. 

La pm Francesca Arienti non si è opposta alla perizia, ma ha suggerito di attendere almeno una parte dell’istruttoria.  

“Non c’è nulla nella storia di Chiara Petrolini che possa anche solo insinuare il dubbio di una patologia psichiatrica”, ha affermato, aggiungendo di comprendere il senso della richiesta: cercare una spiegazione a come una persona possa uccidere due volte, a distanza di un anno, i propri figli neonati.  

La difesa ha ribattuto che lo psichiatra che ha seguito la giovane “fin da subito ha parlato di disturbo della personalità con stato dissociativo”.